Contro “La Buona Scuola” del governo Renzi e in favore di una legge di iniziativa popolare (LIP) per il riassetto del sistema dell’istruzione in Italia. La manifestazione degli studenti del 12 marzo 2015 è stata indetta per ribadire il no al progetto di riforma che l’Esecutivo vuole attuare e chiedere che, invece, si discuta delle proposte che vengono da chi la scuola la vive giorno per giorno e non è per niente convinto della ricetta venuta fuori dalla consultazione online lanciata dal governo nello scorso autunno, alla quale hanno partecipato circa 6.500 studenti.
La manifestazione degli studenti è organizzata dalla Rete della conoscenza. La mobilitazione avrà carattere nazionale e coinvolgerà oltre 30 città italiane – tra cui Roma, Torino, Milano, Cagliari, Catania, Bologna e Napoli- che saranno teatro di cortei e assemblee. Lo slogan scelto per l’iniziativa è “Non un passo indietro”, mentre gli hashtag che l’accompagnano sono #12m #nonunpassoindietro e #megliolalip.
Gli studenti dicono di no alla dittatura dell’austerity e della precarietà, rivendicando il diritto ad un’istruzione fondata su “diritto allo studio, inclusione sociale, rapporto con il territorio, città educativa, life long learning, capacitazioni, autodeterminazione dell’individuo, scoperta di sé, diritto al recupero e bisogni. Una scuola capace di rispondere ai bisogni della società e non a quelli del mercato”, si legge nel comunicato emanato dall’Unione degli studenti (UDS) per presentare l’iniziativa.
A “La Buona Scuola” del governo Renzi, i ragazzi contrappongono “L’Altra Scuola”, una proposta di riforma dal basso, che consta di sette punti cardine: gratuità dell’istruzione, alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata, rilancio dei finanziamenti per la scuola pubblica, riforma democratica della valutazione, investimenti sostanziosi per l’edilizia scolastica, ripensamento radicale dell’autonomia e riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Nelle giornate precedenti alla manifestazione degli studenti del 12 marzo la proposta di riforma è stata fatta circolare sul web, attraverso i siti dell’UDS e di Link – Coordinamento universitario e i social network.
Contro “La Buona Scuola” gli studenti si erano già mobilitati nello scorso ottobre. La necessità di tornare a ribadire il proprio dissenso deriva dall’indifferenza del governo che, è stato “sordo e cieco di fronte al mezzo milione di studenti che questo autunno si sono mobilitati in tutto il Paese”, preferendo proseguire sulla propria strada. Anche se, a dir la verità, nel Consiglio dei ministri del 3 marzo scorso si è registrata comunque una frenata. Il progetto, infatti, è stato trasformato da decreto legge in disegno di legge (DDL), cosa che ne allunga i tempi di attuazione, perché lo sottopone all’esame del Parlamento.