Erano quasi le 18 quando il corteo dei precari e studenti romani ha raggiunto il Colosseo e ha cominciato a “circondarlo”. Alla testa lo striscione con lo slogan della manifestazione: “Il nostro tempo è adesso – La vita non aspetta”. Ad accompagnare nel percorso da piazza della Repubblica le migliaia di manifestanti, in rappresentanza dei quasi quattro milioni di precari del nostro Paese, c’erano le note accolte con ironia e danze di canzoni di Raffaella Carrà e Alberto Sordi.
Durante la street parade non sono mancati i canti e gli slogan che irridevano alla politica, che alcuni giovani hanno definito “inadeguata a rappresentare le istanze di questa generazione”. Ironia, festa, ma anche rivendicazioni serie e concrete, con la consapevolezza che “è tempo di prendere la parola e di alzare la voce per il nostro futuro” e che “siamo la risorsa di questo Paese eppure il governo non ci pensa, ci spreme e ci spreca allo stesso tempo”.
Anche studenti e ricercatori hanno colorato il corteo della Capitale con striscioni e slogan. Gli “Studenti e precari verso lo sciopero” portavano un lungo striscione con la scritta “Reddito e saperi contro la crisi” per comunicare – ci hanno spiegato – la necessità di un reddito minimo garantito e di investire su scuola e università per uscire dalla crisi economica “non con la ricetta della precarietà e della ricchezza per pochi, ma con quella del benessere per tutti”.
Anche i precari della ricerca hanno rivendicato la necessità di un trattamento diverso: “Non sparate alla ricerca” recitava lo striscione portato dai precari dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, tutti con maschere e camice bianco per sottolineare appunto la condizione di “assoluta instabilità” che accomuna tanti ricercatori.
Il popolo viola ha attraversato il centro di Roma con un tricolore lungo 60 metri inneggiando alla vera democrazia come strumento anche contro il precariato. All’Esquilino, invece, è spuntata una tendopoli con tanto di biancheria stesa: un modo ironico per sottolineare la mancanza di politiche di sostegno rivolte ai giovani, i costi elevati degli affitti nelle città universitarie e le difficoltà economiche che devono affrontare ragazze e ragazzi che non hanno un lavoro stabile. Altri quattro flash-mob tematici organizzati dai precari de “Il nostro tempo è adesso” hanno riguardato la questione del reddito, quella del lavoro, della cultura e dei saperi.
Oggi solo una tranquilla manifestazione, ma domani quando le risposte non ci saranno e i giovani precari avranno più fame cosa succederà? La rabbia si trasformerà in violenza e poi in violenza organizzata e l’oligarchia politica-economica si difenderà con la violenza di stato. Subito una rivoluzione democratica che rifondi lo stato o il rischio sarà una guerra civile tra dieci anni.