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L’Orfeo per il Centenario dell’Università di Firenze

da | Dic 2024 | News | 0 commenti

Centenario dell’Università di Firenze, i tre gruppi artistici dell’Ateneo debuttano per la prima volta insieme con l’Orfeo ed Euridice,  il 12 dicembre al Teatrodante di Campi Bisenzio.

Il frammatico lamento dell’Orfeo di Gluck risuonerà grazie ai musicisti, coristi e danzatori dell’Università di Firenze. Protagonisti la Compagnia Teatrale Universitaria Binario di Scambio, il Coro e l’Orchestra di Unifi, che giovedì 12 dicembre, per la prima volta insieme, metteranno in scena sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio l’opera Orfeo ed Euridice, all’interno delle celebrazioni per il centenario dell’Ateneo fiorentino. L’appuntemento è previsto alle ore 21 in piazza Dante 23.

Orfeo e Euridice in teatro

Diretta dai maestri Gabriele Centorbi e Patrizio Paoli e dalla regista Stefania Stefanin, con le scenografie di Mirco Rocchi, la produzione dell’Ateneo fiorentino coinvolgerà centotrenta persone. Da settembre a dicembre studenti, artisti, organizzatori, tecnici, personale docente e non docente hanno armonizzato suoni, voci, strumenti e corpi danzanti in vista di questo spettacolo. 

L’opera seguirà la versione musicale parigina di Christoph Willibald Gluck, il compositore tedesco che la fece rappresentare per la prima volta a Vienna, nel 1762, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi con le coreografie di Gasparo Angiolini. 

L’opera di Gluck

Lunghissima è la vita di Orfeo, il poeta, figlio di Calliope e di Apollo, in grado con la magia del canto di trasformare la natura e di vincere la morte. Il racconto mitico è stato eternato da Virgilio e da Ovidio, da Seneca e da Boezio, ed è divenuto a partire da Poliziano e da Tebaldeo uno degli emblemi della cultura umanistica fino a trasformarsi nei primi anni del Seicento nella chiave di volta del melodramma italiano attraverso gli esiti musicali di Rinuccini e Monteverdi.

Nell’edizione di Gluck, composta nel 1762, l’Orfeo innamorato risulta ben diverso dall’inventore dei misteri dell’antichità classica e riesce a dare la vita per la seconda volta a Euridice, facendo trionfare la gioia sul dolore. Un lieto fine già visto a Firenze nell’Euridice (1600) di Rinuccini, a Mantova nell’Orfeo (1607) di Monteverdi, nel El divino Orfeo (1634) di Pedro Calderón de la Barca, molto prima di essere ripreso nel libretto di Calzabigi.

Il sottotitolo che Ranieri de’ Calzabigi pone al libretto dell’Orfeo ed Euridice di Gluck è Azione teatrale per musica e non Melodramma. Questa precisazione – che sottolinea la volontà riformativa dei due compositori – è confermata dalla loro scrittura ed è proprio l’interazione perfetta tra libretto, azione teatrale e musica ad aver portato alla notorietà nei secoli l’Orfeo ed Euridice. Nell’opera del compositore tedesco restano poche tracce del mito: motore di tutta l’azione è il dio Amore, prestigiatore ambiguo di ogni passione; sottoposti ai suoi abili giochi gli amanti gioiscono, soffrono, sbagliano, si fanno del male, arrivano a uccidersi.

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