I ribelli libici hanno conquistato l’Università di Sirte, città natale di Gheddafi. La battaglia nella città natale del colonnello, ultima roccaforte del regime insieme a Bani Walid, va avanti e le forze ribelli hanno preso possesso, oltre che dell’università, dell’ospedale e del moderno centro congressi della città, area in cui si ritiene avesse sede il comando delle forze lealiste.
Sirte è una città chiave tra Cirenaica e Tripolitania e la sua conquista unificherebbe il Paese. E l’ateneo rappresenta un luogo simbolo, anche per gli sforzi che si stanno facendo di far ripartire il sistema accademico e di eliminare dai programmi dal dottrina dell’ex rais
Le forze del nuovo regime sono penetrate anche nel centro conferenze “Uagadugu”, principale roccaforte degli ultimi fedelissimi dell’ex leader. Poche ore prima avevano preso il controllo dell’Università di Sirte, altro bastione di resistenza della città rimasta fedele all’ex rais. “Abbiamo preso l’università, abbiamo liberato la zona dei cani di Gheddafi”, ha detto un comandante del Consiglio nazionale di transizione, Nasser Zamoud.
E proprio a Sirte, secondo quanto riferito dai media, sarebbe stato catturato Abdel Rahman Abdel Hamid, un nipote del colonnello Gheddafi. Intanto, i civili rimasti ancora in città si lasciano alle spalle le colonne di fumo e fuggono dai combattimenti verso il deserto. Una volta caduta Sirte, il Consiglio nazionale transitorio proclamerà libera l’intera Libia.
E proprio mentre a Sirte si scatena l’inferno a Bengasi centinaia di bambini e ragazzi sono tornati a frequentare le loro scuole e università in un’atmosfera di ottimismo e speranza nel futuro. Ora l’istruzione dovrà fare i conti con le conseguenze della guerra e nel Paese c’è la consapevolezza che non sarà facile offrire subito una formazione di qualità ai giovani, ma ad alimentare l’ottimismo c’è la consapevolezza che non ci sarà più Muammar Gheddafi a strumentalizzare scuole e atenei per alimentare il suo culto.