Nessuna nuova, buone nuove? Non in questo caso. Dopo l’annuncio ad effetto del maggio scorso, col quale si fissava anche un termine preciso (il mese di luglio) per la formalizzazione di una proposta e si prometteva che già dal 2015 le prove di selezione sarebbero andate in pensione, sembra essersi arenato il percorso per l’abolizione del test di ammissione a Medicina. Il progetto è fermo al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e i ritardi e le incertezze legati al destino dell’attuale sistema di scrematura dei candidati, stanno lasciando nel limbo decine di migliaia di studenti che aspirano a vestire un giorno il camice bianco.
Di questa situazione si è lamentata la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al ministro Stefania Giannini per ribadire le proprie perplessità e chiedere che almeno per il 2015 non si proceda all’abolizione del test di ammissione a Medicina.
I rettori non vanno tanto per il sottile e, in sostanza, ricordano al ministro che poiché – pur essendo già a dicembre – non si è ancora vista la bozza di riforma che la Giannini aveva loro promesso, cresce la necessità di fissare modi e tempi certi per l’abolizione del test di ammissione a Medicina. Abolizione che, tuttavia, secondo i rettori non può più essere resa effettiva già per l’anno accademico 2015-2016. Pertanto, nella propria lettera la CRUI chiede che si proceda a bandire le nuove prove di selezione, ma che al contempo si preveda una revisione dei test, in modo che essi “rispettino criteri di qualità e meritocrazia“.
Per i rettori, non serve l’abolizione del test di ammissione a Medicina, piuttosto sarebbe opportuno investire maggiori risorse nell’orientamento, in modo che coloro i quali non sono veramente motivati siano dissuasi a priori dal tentare la strada che porta al camice bianco. Sempre nella missiva di giovedì scorso, la CRUI imputa l’eccesso di aspiranti medici (più di 80mila ogni anno) non solo alle carenze del sistema di orientamento, ma anche a convinzioni errate circa le reali possibilità di trovare lavoro per i laureati in Medicina, secondo le quali una volta conseguito il titolo la collocazione professionale è garantita, cosa che – dicono i rettori – non è più così.
In tutta questa confusione, è difficile fare previsioni. Il test di Medicina 2015 potrebbe svolgersi regolarmente in primavera, essere rimandato all’estate (se non si dovesse trovare una soluzione per tempo), oppure essere abolito (sempre che esistano ancora i tempi tecnici per farlo) come annunciato dal ministro Giannini. Di sicuro, però, a fare le spese di questo caos sono gli studenti, incerti sul prepararsi o meno per una prova che non sanno ancora se e quando potrebbero dover sostenere.
Cari Rettori mettetevi l’anima in pace, dovevate pensarci prima a proporre una riforma dei criteri di selezione prima che si arrivasse all’irreparabile (libero accesso) e prima che gli studenti sborsassero tutti quei soldi per accedere al test. Se avevate problemi di risorse economiche/finanziarie perché non avete utilizzato i fondi strutturali UE?