Appena ottenuta la fiducia, a Maggio, il governo Letta aveva promesso: niente tagli a cultura, ricerca e università. Piuttosto, dimissioni. E col decreto ‘del fare’ aveva destinato più fondi agli atenei. Ma dopo appena 5 mesi, con la legge di stabilità, ecco l’inversione di rotta: il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) è stato aumentato, ma nel complesso le risorse destinate al sistema universitario diminuiscono ancora a causa della riduzione del turn over. A spiegare la situazione, accusando l’esecutivo di aver operato tagli ‘occulti’, è il giornale online Il Post.
Se è vero che la legge di stabilità ha aumentato il Ffo, lo è altrettanto che essa prevede anche una riduzione del turn over fino al 2018, spostando in avanti di due anni il termine previsto dal decreto Gelmini. In questo modo, spiega Il Post, i 150 milioni in più a disposizione degli atenei saranno coperti proprio dai risparmi che il prolungamento del blocco delle assunzioni porterà, che si prevede ammonteranno a 182 milioni.
Si tratterebbe, insomma, non di fondi aggiuntivi, ma di somme provenienti da nuovi tagli. Una specie di gioco delle tre carte, del quale – è l’accusa che viene mossa al governo – nessuno ha fatto una sola parola. Nemmeno il ministro Maria Chiara Carrozza, che sì è in più occasioni detta orgogliosa di varare un provvedimento, ossia l’aumento del Ffo, in controtendenza con le politiche dei governi precedenti, e che avrebbe dovuto portare una boccata d’ossigeno all’università italiana.
La situazione assume i connotati del paradossale, fa notare l’analisi di Francesco Buscemi su Il Post, se si considera che ad Agosto, con il decreto ‘del fare’, si era fatto un gran parlare di sblocco delle assunzioni. Il prolungamento della riduzione del turn over rappresenta, invece, un impoverimento per il sistema e renderà ancora più difficile la situazione degli atenei maggiormente in difficoltà (soprattutto quelli del Sud). A complicare ulteriormente le cose, per questi ultimi, c’è il sistema dei ‘punti-organico’. La ripartizione delle quote per le nuove assunzioni secondo criteri ‘meritocratici’ penalizza le università con una situazione economica più difficile, come dimostra il decreto ministeriale del 17 Ottobre scorso, che ha già generato forti polemiche.
Adesso non resta che aspettare per vedere come si evolveranno le cose durante l’iter parlamentare della legge di stabilità. Intanto, mentre si attendono dichiarazioni di ministro e governo sui presunti nuovi tagli, a Novembre è già prevista una settimana di mobilitazione del mondo universitario.