Nell’anno che sta per concludersi oltre metà dei neoassunti ha avuto un contratto a termine e solo uno su quattro è a tempo indeterminato (-37 per cento sul 2007). Questo il ritratto dei giovani italiani che emerge dall’indagine Datagiovani 2012: rispetto al 2007, sono più istruiti ma più precari, lavorano di più in orari cosiddetti “asociali” e sono pagati meno.
I dati dell’indagine Datagiovani 2012 mettono in evidenza come tra i laureati cresca il fenomeno dell’overeducation, ovvero il ricoprire mansioni che tendenzialmente potrebbero essere occupate anche senza laurea. A rientrare in questa categoria è quasi un neoassunto laureato su tre, rispetto al 27 per cento del 2007. Altro che bamboccioni, fannulloni o choosy dunque: pur di non rimanere a casa, i giovani italiani sono disposti a mettere nel cassetto il proprio titolo in attesa di tempi migliori e a lavorare nei week-end.
L’indagine Datagiovani 2012 ha esaminato le caratteristiche dei giovani al primo impiego durante il primo semestre del 2012 e i dati ISTAT della Rilevazione continua sulle forze di lavoro, confrontando questi dati con il primo semestre del 2007, l’ultimo periodo precedente alla crisi. Dalla comparazione emerge che non solo diminuiscono i neoassunti ma peggiorano anche le condizioni contrattuali, in particolare per quanto riguarda la stabilità lavorativa. Nel 2012, infatti, i giovani precari al primo impiego sono stati 222mila, ben il 62 per cento del totale, 7mila in più del 2007 (all’epoca erano meno della metà del totale).
A causare questa impennata, spiega l’indagine Datagiovani 2012, è stato l’aumento dell’incidenza dei contratti a tempo determinato e la corrispondente diminuzione di quelli a tempo indeterminato, che sono passati dal 33 al 26 per cento. La scelta di utilizzare i contratti a termine, si legge ancora nel report, è diventata ormai una strategia aziendale non più legata alla volontà di testare le capacità del lavoratore o di formarlo, bensì alla tipologia dei lavori disponibili nell’azienda stessa. La durata media dei contratti, inoltre, si è ridotta progressivamente: con l’esclusione degli apprendisti, infatti, oggi meno di un neoassunto su quattro ha un contratto dalla durata superiore ai 12 mesi, mentre la durata media è di 10 mesi e mezzo.
Nonostante i giovani siano disposti ad accettare proposte lavorative non sempre in linea con il proprio percorso di studi, lo sforzo per conseguire una laurea paga (indipendentemente dalle aspettative iniziali) poiché sono diminuiti soprattutto i neoassunti con una basso livello di istruzione. Se infatti nel 2007 quasi un giovane neoassunto su tre aveva un diploma di scuola media inferiore e poco più della metà (il 53 per cento) un diploma o una qualifica professionale, nel 2012 i titoli di basso livello scendono al 19 per cento e salgono il livello medio e la laurea (rispettivamente il 59 e il 22 per cento).
L’indagine Datagiovani 2012 rileva infine una crescita molto consistente di giovani neoassunti che lavorano durante i cosiddetti periodi “disagiati” o “asociali”. La metà lavora anche il sabato e quasi uno su quattro la domenica e salgono, anche se meno, le quote di quanti sono impegnati la sera (22 per cento) o la notte (11 per cento).
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