I corsi professionali sono sempre più gettonati dai laureati per cercare di inserirsi nel mondo del lavoro. Non importa se si son fatti anni di sacrifici per concludere il proprio percorso di studi e conseguire il tanto agognato titolo accademico, ciò che conta è trovare in qualche modo un impiego. E – stando ai dati relativi al 2013 sugli iscritti ai corsi Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore) – 1 operaio su 5 risulta essere “dottore”.
I laureati che tentato di trovare lavoro tramite i corsi professionali costituiscono il 20 per cento degli iscritti, fra questi ci sarebbe perfino un 1 per cento che avrebbe frequentato anche un master, un dottorato o qualche altro corso post laurea. Nella maggioranza dei casi si tratta di giovani che hanno conseguito il titolo di studio in ambiti umanistici, come Lettere o Beni culturali, corsi ritenuti tra i più “deboli” dal punto di vista delle opportunità lavorative. E i motivi che spingerebbero questi ragazzi a inserirsi nel mondo del lavoro intraprendendo questa strada sono svariati.
A parte che per guadagnare, molti laureati tentano di trovare un impiego tramite i corsi professionali per la voglia di ricevere una formazione un po’ meno teorica – come quella solitamente offerta dall’università – e molto più pratica. In questo giocano un ruolo fondamentale le scelte sbagliate che molto spesso si fanno al momento di decidere quale facoltà iniziare a frequentare. E così – vuoi anche per un orientamento standard non sempre sufficiente – ci si accorge, a studi ormai iniziati e avanzati, che sarebbe stato meglio entrare nel mondo del lavoro fin da subito, magari come operai, invece di spendere molti anni a studiare.
Dati alla mano, la decisione di frequentare un corso professionale per diventare operaio non sembra essere poi così azzardata: a fine corso, 1 laureato su 3 otterrebbe un contratto a tempo indeterminato, mentre 1 su 4 un contratto di lavoro dipendente non stagionale. In generale, i ragazzi iscritti agli Ifts che troverebbero lavoro costituiscono il 57 per cento, tra questi il 72 per cento ha un diploma mentre il 21 per cento una laurea. I settori più in voga sarebbero il technology, il manifatturiero e quello dei trasporti.