I laureati in Europa, rapporto Euryduce 2012
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In Europa un laureato su cinque è troppo qualificato per lavorare

da | Mar 2012 | News | 0 commenti

In Europa un laureato su cinque è troppo qualificato per lavorare. Ad affermarlo è uno studio di Eurydice presentato a febbraio ai ministri dell’educazione europei. Eurydice è la rete d’informazione sull’educazione in Europa. Gestita dall’Agenzia Europea di Educazione, Audiovisivi e Cultura, fornisce informazioni su 37 Stati fra cui i 33 paesi che partecipano al programma europeo Lifelong Learning 2007-2013 (i 27 paesi membri dell’Ue, i paesi Efta, Croazia e Turchia).
Dallo studio, basato su dati del 2009, si evince che nei 33 paesi europei presi in considerazione i laureati impiegano circa 5 mesi per entrare nella forza lavoro, mentre ce ne vogliono quasi 10 (9,8) per le persone con qualifiche minori.

Le performance peggiori sono appannaggio della Slovacchia, dove ci vogliono 24 mesi per trovare un lavoro. Seguono Bulgaria (22 mesi), Polonia (16 mesi), Cipro e Spagna (15 mesi). L’Italia non è certo graziata dalle statistiche, dimostrando di essere uno dei Paesi meno performanti nel settore terziario. Se in tutti gli altri stati un laureato che cerca lavoro nel terzo settore impiega meno di 5 mesi a trovarlo, in Italia ce ne mette 10, e a seguire arrivano Turchia (con 12 mesi) e Grecia (13).
Anche le statistiche di Education at a Glance (Uno sguardo sull’educazione) 2011, il rapporto sull’educazione redatto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) mostra significative differenze nel terziario, fra gli stipendi di impiegati laureati e di impiegati con basse qualificazioni.
D’altro canto, a causa della recessione economica, il numero di posti di lavoro disponibili è minore del numero di laureati. Una penuria di offerta che va naturalmente a vantaggio di chi ha qualificazioni maggiori, che si trova però costretto, se vuole lavorare, a dover accettare anche un lavoro inferiore ai propri skills.
Il rapporto di Eurydice è stato però accusato di creare allarmismi inutili, perché i dati che propone non entrano molto nel dettaglio. Lo scarso approfondimento sembra essere un problema comune ai report della Commissione Europea, spesso accompagnati da richieste di previsioni più puntuali sugli aspetti relativi al mercato del lavoro.
Andreas Schleicher, a capo dell’Oecd, ritiene che il rapporto utilizzi indicatori deboli e che alla parola “sovraqualificazione” si debba dare un significato positivo. A detta di Schleicher, infatti, può essere proprio quel laureato su cinque sovraqualificato a portare innovazione nel proprio lavoro e nella propria azienda.
Anche altri esperti del settore come Alexandra Terziera, ricercatrice per l’Illuminate Consulting Group e Jamil Salmi, specialista in educazione del World Bank’s Human Development Network hanno espresso simili dubbi.
Tra le altre cose, il rapporto mette in luce anche che il numero di laureati sta calando in Europa, nonostante gli investimenti statali nel campo dell’educazione siano aumentati. Ad aver registrato il calo più significativo sono stati Danimarca, Spagna, Lussemburgo, Finlandia e Norvegia che, dei cinque paesi, ha avuto la peggiore performance con una percentuale di laureati del -24 per cento nel decennio 2000-2010.
Un altro problema rilevato dal rapporto Eurydice sui laureati in Europa è il calo nel numero degli insegnanti, provocato probabilmente dal calo delle nascite degli ultimi 25 anni, passato dai 204 milioni del 1985 ai quasi 173 milioni del 2010.

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