La laurea in Ingegneria biomedica è un percorso di studi adatto per chi è appassionato di tecnologia e di come questa possa migliorare la vita dell’uomo dal punto di vista della salute.
Questo ramo dell’ingegneria, infatti, affronta problematiche di natura medica fornendo soluzioni di tipo tecnico-scientifico.
Nel corso della formazione si acquisiscono le competenze necessarie per la progettazione e lo sviluppo di dispositivi per la diagnosi, la terapia, la prevenzione e la riabilitazione. Questo include la realizzazione di protesi e arti robotici, tessuti e organi artificiali, biomateriali, ecc.
La laurea in Ingegneria biomedica è, pertanto, un percorso ibrido, che richiede una propensione spiccata per le discipline scientifiche e un grande interesse anche per quelle del ramo medico-sanitario.
Lo studente ideale ha una buona preparazione di base in matematica, fisica, chimica e biologia e un’attitudine alla risoluzione di problemi complessi in maniera innovativa.
Questa laurea offre prospettive di carriera molto interessanti sia nel breve che nel medio-lungo periodo non solo nell’ambito del settore sanitario, ma anche in quello alimentare, ambientale e farmaceutico.
Laurea in Ingegneria biomedica: le tipologie di corsi
Dopo il diploma è possibile iniziare il percorso per conseguire una laurea in Ingegneria biomedica iscrivendosi a un corso triennale della classe di Ingegneria industriale (L-9).
La classe L-9 raggruppa indirizzi differenti, tra cui quello energetico e quello aerospaziale. Sono poi i percorsi didattici disegnati da ciascun ateneo che determinano il ramo di specializzazione.
Le università italiane che propongono percorsi di studio di primo livello focalizzati specificamente sul settore biomedico sono una decina. Tuttavia, anche altri atenei offrono curricula di tipo biomedico nell’ambito di corsi di laurea della classe L-9 che presentano denominazioni differenti.
In alcuni casi è previsto il numero programmato e l’immatricolazione è subordinata al superamento di un test d’ammissione. In altri l’accesso è libero, ma possono esserci test non selettivi di valutazione delle competenze iniziali degli studenti.
Una volta ottenuto il titolo triennale, i laureati che lo desiderano possono proseguire gli studi optando per uno dei corsi di laurea in Ingegneria biomedica della classe magistrale biennale di Ingegneria biomedica (LM-21).
L’offerta di secondo livello è più ampia e quasi sempre ad accesso libero. Inoltre, alcune università propongono i corsi di questa classe con didattica erogata in lingua inglese.
Laurea in Ingegneria biomedica: cosa si studia
La laurea in Ingegneria biomedica spicca per la propria interdisciplinarità. Nei piani di studio questo è testimoniato dalla presenza di esami che riguardano tutte le principali discipline scientifiche e molte materie relative ad altri rami dell’ingegneria.
Gli esami di base in questi percorsi di laurea riguardano gli ambiti matematico, fisico, chimico e informatico. In particolare, tra le materie fondamentali ci sono:
- Algebra;
- Geometria;
- Analisi matematica;
- Probabilità e statistica matematica;
- Analisi numerica;
- Fisica;
- Meccanica razionale;
- Chimica generale e inorganica;
- Informatica.
Lo studio di tali discipline fornisce le competenze preliminari necessarie per affrontare quello delle materie tecnico-ingegneristiche. A seconda dell’università, questi esami possono essere propedeutici. Ciò significa che non è possibile sostenere quelli di altre materie senza averli prima superati.
Il percorso didattico della laurea in Ingegneria biomedica prevede l’approfondimento di discipline settoriali quali:
- Bioingegneria industriale;
- Bioingegneria elettronica e informatica.
Non è trascurato, tuttavia, lo studio di materie che afferiscono ad altri rami dell’ingegneria. In particolare, può essere richiesto di affrontare esami come:
- Meccanica applicata alle macchine;
- Scienza e tecnologie dei materiali;
- Tecnologie e sistemi di lavorazione;
- Sistemi di elaborazione delle informazioni;
- Disegno e metodi dell’ingegneria industriale;
- Elettronica.
La formazione degli studenti si realizza mediante un’alternanza di lezioni frontali, esercitazioni e laboratori.
A completamento del percorso di laurea in Ingegneria biomedica, gli studenti sono tenuti a effettuare anche un periodo di stage o tirocinio presso enti pubblici o privati.
Gli sbocchi professionali
Con la laurea in Ingegneria biomedica è possibile trovare lavoro in vari settori.
Lo sbocco naturale per i laureati è l’inserimento nell’industria biomedica. In questo settore si occuperanno di progettazione, sviluppo e testing di dispositivi diagnostici, terapeutici e per la riabilitazione, compresi quelli sostitutivi impiantabili e non (ortesi, protesi, organi e tessuti artificiali, ecc.).
Sempre in quest’ambito potranno svolgere la funzione di specialista di prodotto, lavorando a contatto con l’area commerciale aziendale per fornire assistenza ai clienti o addestrarli all’uso dei dispositivi medicali.
La laurea in Ingegneria biomedica permette di inserirsi anche all’interno di strutture ospedaliere o sanitarie, occupandosi di acquisizione, gestione e manutenzione di macchinari e dispositivi medici e supportando il personale sanitario nel loro utilizzo.
Infine, i laureati potranno operare presso aziende del ramo farmaceutico, occupandosi della progettazione e sviluppo di dispositivi tecnologici funzionali per il rilascio programmato di farmaci.
Tutte queste attività potranno essere svolte anche in qualità di consulenti esterni. Per farlo, dopo la laurea, occorrerà abilitarsi all’esercizio della professione di Ingegnere biomedico, superando il relativo esame di Stato, e iscriversi all’albo dell’Ordine degli Ingegneri.
Ma è vero che bisogna andare all’estero per lavorare nel campo dell’ingegneria biomedica?
Bisogna andare all’estero per lavorare?