Per conquistare una posizione di rilievo a livello globale, l’Italia deve puntare più decisamente sull’e-learning. Se il nostro Paese non brilla nelle classifiche internazionali, è anche perché non sa valorizzare all’estero le eccellenze delle proprie università e le nuove tecnologie potrebbero aiutarci a superare questo svantaggio. Questo è quanto sostiene un rapporto stilato per conto di Aspen Insitute Italia da un gruppo ricercatori e docenti universitari che operano all’estero.
Secondo il rapporto dal titolo “E-Learning: la rivoluzione in corso e l’impatto sul sistema della formazione in Italia”, puntando sui corsi a distanza, si potrebbero far conoscere più facilmente all’estero le punte di diamante del nostro sistema formativo e della nostra ricerca, perché non sono i talenti a mancarci e con le nuove tecnologie potremmo dar loro la giusta visibilità e attrarre maggiori risorse e altre persone di valore.
Il rapporto di Aspen Institute Italia, però, sottolinea che per riuscire a valorizzare le eccellenze italiane occorre che allo sforzo di puntare con maggiore determinazione sull’e-learning collabori l’intero Paese: serve uno impegno comune da parte di aziende, sistema universitario e anche della politica.
La strategia da adottare suggerita dal rapporto è quella di proporre non solo percorsi di studio a distanza per coloro che hanno difficoltà a frequentare, ma anche corsi online gratuiti, i famosi MOOC che da un paio d’anni stanno spopolando sulla Rete e che consentirebbero di raggiungere un vastissimo pubblico internazionale, facendo crescere il prestigio dei nostri atenei.
Il rapporto, infine, invita a riflettere in maniera più globale sul tema dell’e-learning, che riguarda tutto il sistema educativo, non solo l’università. Nel mondo attuale, sostiene il documento, e-learning e apprendimento sono praticamente la stessa cosa, visto che in innumerevoli contesti – compreso quello aziendale – ormai la formazione è quasi esclusivamente a distanza. Puntare su questo tipo di insegnamento, quindi, significa scommettere sul futuro e sulla forma che domani sarà quella privilegiata per la trasmissione della conoscenza.
