Anche l’ultimo via libero è arrivato: la governance sull’Università di Trento passa ufficialmente dallo Stato alla Provincia autonoma. Il 9 giugno il Consiglio dei ministri ha approvato la norma di attuazione completando l’iter che sancisce la delega provinciale in materia di università.
D’ora in poi i finanziamenti all’ateneo trentino non giungeranno più dallo Stato ma direttamente dalla Provincia autonoma. E lo stesso vale per le decisioni operative che verranno prese a livello locale con grandi vantaggi per lo stesso ateneo, come spiega soddisfatto a Universita.it il rettore Davide Bassi: “L’Università di Trento continua a rimanere a tutti gli effetti un’entità statale, ma lo Stato ha delegato la Provincia a una serie di funzioni che di norma sono svolte a livello ministeriale. Nell’ambito di queste delega c’è anche un sperimentazione di maggiore autonomia che ci garantirà di certo benefici”.
E non si parla di benefici economici. “Il finanziamento annuale rimarrà invariato”, puntualizza Bassi. Si tratta dello straordinario privilegio di poter fare programmi su base pluriennale: “Grazie alla delega possiamo beneficiare di un piano di finanziamento triennale. Il che significa che avremo tutto il tempo necessario per progettare nel medio periodo. Le università ad oggi soffrono sì per la carenza di fondi, ma soprattutto per l’assegnazione dei finanziamenti all’ultimo minuto. Grazie al nuovo assetto il nostro ateneo ha la possibilità di superare questa problematica”. Non solo, la delega garantisce maggiore autonomia alla Provincia, che potrà così normare con processi burocratici più snelli le attività specifiche dell’Università di Trento.
Rimane di competenza statale circa il 50 per cento dell’importo del finanziamento totale: “La Provincia anticipa il finanziamento – prosegue il rettore – e poi una parte importante di questo anticipo viene comunque recuperato, dallo Stato”. Certo, si tratta di un caso particolare in cui il rapporto tra Provincia e università era già particolarmente stretto in passato: “La nostra Provincia autonoma ci garantisce già da anni un’integrazione ai finanziamenti statali per aiutarci a mantenere un alto livello in ambito didattico e di ricerca”.
Ma l’ateneo trentino potrebbe diventare capofila di una soluzione che di certo ingolosisce la maggior parte delle università italiane: “Il problema da superare nel sistema accademico statale – conclude il rettore Bassi -, al di là delle risorse complessive, è anche avere certezza dei finanziamenti. Se un rettore sa solo a fine anno quale è il finanziamento per l’anno appena trascorso, non c’è efficienza locale che possa compensare questa mancanza”. Per questa ragione esportare il modello trentino in altre realtà italiane potrebbe essere la soluzione all’annoso problema della perdita di qualità di ricerca e didattica.