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Lorenzo Varponi (Trento): “L’Italia deve allinearsi agli obiettivi UE per numero d’immatricolati e laureati”

da | Apr 2015 | News | 0 commenti

Il governo Renzi si deve impegnare ad adottare provvedimenti che consentano di raggiungere gli obiettivi europei per quanto riguarda il numero di matricole e laureati. Ne è convinto il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Trento, Lorenzo Varponi, dell’Unione degli universitari (UDU). Rispondendo alle domande che gli abbiamo rivolto nell’ambito dell’inchiesta sul futuro dell’università italiana, Varponi ha spiegato che i costi troppo alti dell’istruzione terziaria e lo scarso impatto che la laurea ha nel migliorare la posizione sociale di provenienza degli individui scoraggiano sempre più giovani dal proseguire la propria formazione, come testimonia il costante calo delle immatricolazioni. Un problema che si ripercuote anche sul numero dei laureati, ancora ben lontano dalla soglia che l’Unione Europea ha fissato.

Secondo il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Trento, il problema è causato soprattutto da inadeguati stanziamenti per il diritto allo studio, non solo in termini di borse ed agevolazioni economiche, ma anche sul piano degli alloggi. Alla base di tutto c’è che il sistema italiano è afflitto da un “sottofinanziamento che si ripercuote sia sul funzionamento degli atenei sia sul diritto allo studio”.

Ma non è solo la scarsità di risorse a pesare sulle nostre università. Tra i tre principali problemi del sistema, infatti, Varponi indica anche il blocco del turn over, che non consente un’adeguata sostituzione dei docenti che vanno in pensione.

Per rilanciare l’intero sistema, il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Trento sostiene che ci vorrebbero “piani strutturati di edilizia per gli studenti, una misura che in passato non è mai stata attuata”, e una nuova definizione delle competenze per il diritto allo studio, al momento in concorrenza tra Stato e regioni, con le istituzioni che “fanno scaricabarile circa le responsabilità dei tagli”. Il primo passo, comunque, dovrebbe essere lo svincolo dei fondi destinati alle borse di studio dal patto di stabilità.

Il problema della dispersione degli studenti e dello scarso numero di laureati, invece, dovrebbe essere affrontato non solo con più fondi, ma anche con serie campagne di orientamento. Quest’ultima attività, consentirebbe secondo il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Trento anche di superare il numero chiuso, riducendo all’origine il numero degli aspiranti attraverso la dissuasione di chi non è realmente motivato.

Adottare, invece, il sistema francese – come la scorsa primavera aveva proposto il ministro Giannini in quella che Varoponi giudica un annuncio per meri fini elettorali, che “è bastato un tweet del sottosegretario Faraone a far tramontare” – è molto rischioso, in primis per le difficoltà di trapiantare un modello straniero in una realtà differente. Certo, la soluzione non è mantenere l’attuale test di ammissione, che il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Trento definisce “il più iniquo possibile”, tuttavia non si può nemmeno dare un immediato colpo di spugna: affinché tutto vada a buon fine, occorre impegnarsi in una “programmazione di lungo periodo, che preveda lo scardinamento dei cliché culturali che portano a ritenere alcune professioni più sicure e desiderabili di altre”.

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