Gli studenti aquilani di scienze della formazione, così come i neolaureati, hanno ottenuto una rassicurazione, seppur al momento solo a parole, rispetto alle preoccupazioni sul loro futuro come docenti, supplenti o insegnanti di sostegno al termine del ciclo di studi accademici.
Obiettivo dell’ultimo appello, che ha visto una vasta partecipazione di esponenti dei diversi ambiti, tra cui giornalisti, professori, intellettuali, era infatti quello di ottenere lo sganciamento dell’abilitazione professionale dal reclutamento, e mettere a disposizione per l’abilitazione un numero di posti che risponda fabbisogno nazionale per sperare in un ricambio generazionale.
Dall’incontro dei giorni scorsi tra la rappresentante degli studenti aquilani Clara Calvacchi e il consigliere del ministro Max Bruschi è emerso infatti che per l’ottenimento del “ruolo” di insegnante occorrerà procedere solo attraverso concorso, senza passare per l’idoneità che non varrà più per il reclutamento. Un concorso a cui sia gli iscritti alle graduatorie (Gae) che i laureati magistrali, così come i non iscritti, potranno prendere parte, dando luogo però a una competizione tra centinaia di migliaia di candidati senza nessuna divisione.
Questa disparità di diritti implicherebbe che, chiunque non riesca ad accedere al concorso, non possa neanche sperare di poter accedere come supplente alla scuola perché non è inserito in nessuna graduatoria a livello ufficiale. Punto a sfavore che il consigliere del ministro ha cercato di affrontare, su suggerimento degli studenti, attraverso l’ipotesi di graduatorie provinciali, in particolare per supplire alla carenza di insegnanti di sostegno, oppure di mettere gli abilitati al sostegno in coda nelle Gae, in modo da coprire eventuali posti ancora vacanti.