Studenti stranieri negli atenei nostrani? Una sparuta minoranza. Questo è il dato che emerge dal rapporto “Gli studenti internazionali nelle università italiane: indagine empirica e approfondimenti” dello European Migration Network Italia, presentato nei giorni scorsi a Roma. Il rapporto mostra che gli iscritti provenienti dall’estero sono circa 110mila, appena il 3,8 per cento del totale (ovvero solo uno su ventisei), a conferma di quanto il nostro Paese sia ancora indietro rispetto ad altri Stati europei. La media UE, infatti, è dell’8,6 per cento, con picchi del 21,6 per cento in Gran Bretagna e del 10,7 per cento in Germania.
Gli stranieri che scelgono di frequentare l’università in Italia provengono per la maggior parte da Albania, Cina, Camerun e Iran, e sono più attratti dalle università di Roma, Pisa, Firenze ma soprattutto dall’Università di Bologna, che è al primo posto per numero di studenti internazionali. E quali facoltà scelgono? Oltre la metà degli iscritti non cittadini italiani si immatricola ad Economia, Ingegneria o Medicina.
Tra i motivi che dissuadono gli studenti stranieri dallo scegliere di frequentare le università italiane, come ha sottolineato durante la presentazione dell’indagine Antonio Ricci dello European Migration Network Italia, ci sono senza dubbio la scarsità di servizi abitativi, la troppa burocrazia e le difficoltà – spesso insormontabili – per ottenere il riconoscimento del titolo di studio conseguito nel Paese di provenienza.
Secondo l’indagine, gli studenti stranieri più numerosi in Italia sono i non comunitari. In particolare, il gruppo più nutrito nelle nostre università è quello di coloro che provengono dall’Albania, ma negli atenei di casa nostra ci sono anche numerosi giovani cinesi, camerunesi, iraniani, peruviani, marocchini, ucraini, israeliani e russi. Se si aggiungono al numero di studenti non comunitari anche quelli che frequentano corsi post laurea, accademie e conservatori, si arriva a un totale di 62.307 unità, quasi il quadruplo di quelli che provengono da Stati membri dell’UE (17.424).
Ma come fanno a mantenersi durante gli studi questi giovani stranieri? Secondo l’International Student Survey, indagine dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali contenuta nel rapporto dello European Migration Network Italia, uno studente non comunitario su tre lavora per procurarsi le risorse finanziarie necessarie a pagarsi l’università in assenza di borsa di studio. I più hanno impieghi umili e circa il 60 per cento lavora in nero. E – forse anche per le difficoltà nel trovare un lavoro qualificato, in regola e con adeguata retribuzione – il 59,3 per cento degli studenti stranieri non comunitari che si iscrivono nelle nostre università non intende rimanere in Italia al termine degli studi.