La maggior parte dei giovani del nostro Paese per andare all’università sceglie i mezzi pubblici. A rivelarlo è l’Indagine mobilità studenti universitari italiani 2018, la prima nel suo genere. Lo studio, coordinato da Matteo Colleoni, docente di Politiche urbane e Mobility Manager all’Università di Milano-Bicocca, ha interpellato 70mila studenti di 37 università differenti, oltre a docenti e personale amministrativo. Di ciascuno sono stati analizzati gli spostamenti tra casa e ateneo, valutandone il profilo socio-economico e quello ambientale. Ne è emerso, per l’ennesima volta, un forte divario tra Nord e Sud e tra le grandi città e i centri più piccoli. Ancora una volta i primi si dimostrano più virtuosi dei secondi.
Il 61 per cento degli studenti usa i mezzi pubblici, il 17 per cento va a piedi o in bici
Una buona notizia che emerge dall’Indagine mobilità studenti universitari italiani 2018, presentata nei giorni scorsi a Reggio Emilia, è che il 61 per cento degli studenti si muove con i mezzi pubblici. Un dato nettamente superiore rispetto a quello relativo alla mobilità in generale in Italia, che vede solo il 10 per cento della popolazione spostarsi con il trasporto pubblico. Un altro 17 per cento degli studenti preferisce raggiungere l’ateneo a piedi o in bicicletta. Le due ruote sono particolarmente gettonate a Ferrara (35 per cento), Modena e Bologna. Solo il 22 per cento degli universitari utilizza un mezzo proprio (auto o moto) per coprire il percorso tra casa e ateneo.
Forte il gap tra Nord e Sud. E ci sono ancora sedi raggiungibili solo con mezzi privati
La cattiva notizia è che non sempre è possibile spostarsi con i mezzi pubblici. Il divario tra Nord e Sud particolarmente ampio ed esistono importanti differenze tra gli atenei più grandi e quelli più piccoli. Inoltre, l’Indagine mobilità studenti universitari italiani 2018 evidenzia che ancora oggi ci sono sedi che è possibile raggiungere quasi solo attraverso mezzi privati. Questo tipo di spostamenti, assolutamente insostenibili dal punto di vista ambientale, è la regola a Perugia, Salerno e Castellanza.
Dal punto di vista delle emissioni, gli spostamenti producono meno di 4 chili di CO2 al giorno per studente, se si considerano le grandi università del Nord. I chili salgono a 10, se si considerano quelle piccole del Sud e del Centro-Sud. La maglia nera spetta a L’Aquila, dove si producono in media 11 chili di CO2 per studente.
Il problema del pendolarismo
L’Indagine mobilità studenti universitari italiani 2018 ha affrontato anche la questione del pendolarismo studentesco. Il fenomeno è particolarmente diffuso in Italia e pesa sia sulle finanze, che sull’ambiente. Oltre a creare disagi e sottrarre tempo prezioso. In media ciascuno studente percorre 54 chilometri tra andata e ritorno per recarsi all’università. Questo significa una perdita di più di un’ora e mezza di tempo, oltre a un costo di circa 500 euro annui.