Gli studenti italiani sono impreparati e la nostra scuola non è sufficientemente internazionale. Questo è il non lusinghiero responso dei docenti universitari e di quelli di scuola secondaria interpellati per l’indagine Intercultura sui liceali 2014. I professori ritengono che vi siano delle gravi carenze sotto il profilo della conoscenza dell’inglese e del problem solving, e giudicano i nostri scolari non particolarmente brillanti quanto a capacità critiche, qualità del ragionamento e autonomia del giudizio.
Il quadro che emerge dall’indagine Intercultura sui liceali 2014 è sconsolante e impietoso. Secondo coloro che ogni giorno lavorano con loro – i professori delle superiori – e quelli che li accompagnano negli studi terziari – i docenti universitari – il loro livello di preparazione è più basso rispetto a quello dei coetanei dei paesi del Nord Europa e questo li pone in una posizione di svantaggio a livello internazionale.
Per l’indagine Intercultura sui liceali 2014 sono stati intervistati 206 docenti universitari e 300 delle superiori. I dati sono poi stati elaborati da Ipsos. In una scala da uno a dieci, il voto assegnato dai professori universitari alla scuola superiore italiana è un misero 5,1, mentre quello che gli assegnano gli insegnanti che ci lavorano è di poco superiore, attestandosi a 5,6.
L’indagine Intercultura sui liceali 2014 segnala, tuttavia, anche qualche punto a favore dei nostri studenti, che dimostrano abilità nell’uso degli strumenti informatici e una buona capacità di relazionarsi e integrarsi con persone di altre culture.
La colpa degli scarsi risultati degli studenti non sarebbe da attribuire solo a loro. A determinare le loro carenze è anche una scuola di per sé non allineata con il mondo attuale. Gli insegnanti delle superiori, che hanno un’età media molto alta, per loro stessa ammissione hanno difficoltà a stare al passo con i tempi e ben il 57 per cento di loro si dà un voto insufficiente (tra l’1 e il 5). Alla luce di tutto questo, l’assunzione annunciata dal governo di 150mila precari potrebbe dare una boccata d’ossigeno, contribuendo a svecchiare un po’ il corpo docente delle nostre scuole.