L’università non dà una preparazione adeguata per l’accesso al mondo del lavoro. O, per lo meno, questo è ciò che pensa il 46,5 per cento degli studenti e dei laureati intervistati dal Gruppo Sanpellegrino nell’ambito di un’indagine promossa in occasione del III Premio di laurea Sanpellegrino Campus, svoltosi all’Università IULM di Milano. L’indagine è stata portata avanti nel marzo scorso e ha coinvolto 10.425 tra laureati e studenti universitari italiani.
Secondo i ragazzi interpellati, le ragioni di questa inadeguatezza sono da imputare alla prevalenza della formazione teorica su quella pratica (ha risposto così il 16,5 per cento), al fatto che gli atenei non abbiano la forza di accompagnare i propri laureati verso le aziende (per il 19 per cento), alla mancanza di un ponte di collegamento tra mondo accademico e mondo produttivo (per il 18,75 per cento) e all’assenza di tirocini formativi in azienda che si rivelino davvero incisivi (17,75 per cento).
Le difficoltà principali che i laureati incontrano nell’entrare nel mondo del lavoro sono da ricondurre, secondo il 26 per cento degli intervistati, alla poca esperienza maturata, alla scarsa propensione che in questi anni di crisi economica le aziende hanno ad assumere (19,5 per cento), mentre il 17 per cento ha indicato come impedimento il fatto che i settori di interesse siano saturi.
Gli ostacoli che i laureati incontrano nel trovare un impiego zavorrano l’Italia, che avrebbe bisogno di un’inversione di tendenza. I ragazzi interpellati dal Gruppo Sanpellegrino ritengono che una loro più massiccia presenza e una loro maggior valorizzazione nel mondo del lavoro potrebbero benefico al made in Italy, che ne gioverebbe per il 53 per cento degli studenti e il 35 per cento dei laureati, poiché il 25 per cento di loro pensa di essere una risorsa per il Paese che, per il 18,5 per cento degli intervistati, è in grado di liberare energie innovative. L’opinione dei giovani rispecchia quella di molti esperti, concordi nel sostenere che uno svecchiamento del mercato del lavoro non potrebbe che far bene alla nazione.