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Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: “150mila posti di lavoro disponibili, ma i giovani non li vogliono”

da | Giu 2013 | News | 0 commenti

Il lavoro c’è, ma i giovani non lo vogliono. Questo, in estrema sintesi, ciò che è emerso da un’indagine svolta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro basata sui dati forniti da 28mila iscritti. Le opportunità sarebbero molte, ma tutte relative ad occupazioni ormai considerate poco o per nulla appetibili, specialmente da quanti hanno una laurea.

In particolare, stando a quanto riportato nell’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, in Italia servirebbero ben 150mila figure professionali tra panettieri, falegnami, sarti, installatori di infissi, tecnici informatici, macellai, pasticceri e operai specializzati, che le aziende stentano a trovare. Insomma, a giudicare dai risultati dello studio, sembrerebbe che le parole pronunciate nell’autunno scorso dall’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non fossero poi così fuori luogo. La Fornero aveva infatti ammonito i giovani dall’attendere sterilmente il posto desiderato, esortandoli a non essere troppo choosy, ossia schizzinosi, nella ricerca di un’occupazione.

E la crisi? “La crisi – spiega l’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro – è evidente, ma il lavoro in alcune sue accezioni non sembra mancare”. I lavori per cui non c’è domanda, a fronte di un’offerta elevata, sono per lo più quelli manuali, per i quali spesso le aziende sono costrette a ricorrere alla manodopera straniera, più disposta a lavorare in orari disagevoli o nei weekend.

Va detto, però, che non sempre la mancanza di domanda è da imputare alla (presunta) selettività dei giovani del Belpaese, come emerge anche dall’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. È il caso, ad esempio, degli infermieri, il cui numero è di molto inferiore rispetto alle reali necessità a causa della scarsa disponibilità di posti per i corsi di laurea (a numero chiuso) abilitanti all’esercizio delle professioni sanitarie infermieristiche.

Ma l’altissimo tasso di disoccupazione tra gli under 35 sarà davvero tutta colpa dei giovani troppo ‘viziati’? Appena un mese fa una ricerca di Coldiretti affermava l’esatto contrario di quanto evidenziato dall’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, spiegando che le nuove generazioni sono pronte a lavorare con compensi ridotti e, pur di avere un posto fisso, sarebbero disposte a svolgere qualunque mansione. Inoltre, siamo davvero certi che sia un’aspirazione folle quella di ambire a un posto in linea con il proprio titolo di studio? E che alla fine, se tutti i laureati senza impiego si mettessero davvero a svolgere lavori manuali, questo non sarebbe un danno economico per il Paese, che prima ha investito (di fatto sprecandole) notevoli risorse per la loro formazione? Forse sarebbe il caso di chiedersi perché l’Italia non dedichi più energie e risorse alla creazione di posti di lavoro qualificati, gli unici che giovano davvero allo sviluppo.

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