I tirocini universitari sono tutt’altro che inutili, parola di AlmaLaurea. Una recente indagine del consorzio interuniversitario dimostra che gli stage curricolari che gli studenti svolgono durante il loro percorso accademico sono proficui sul piano del lavoro. In media, se si confrontano i dati sui livelli di occupazione a un anno dal conseguimento della laurea, tra chi ha alle spalle un’esperienza di questo tipo e chi no c’è uno sbilancio di 14 punti percentuali in favore dei primi.
L’indagine di AlmaLaurea sui tirocini universitari ha preso in esame le risposte fornite da poco meno di 120mila laureati (75mila di I livello, 9mila a ciclo unico e 33mila di II livello) di 65 atenei italiani, scoprendo che ha svolto uno stage curricolare il 61 per cento dei laureati triennali e il 56 per cento di quelli magistrali. La percentuale è leggermente più bassa – 41 per cento – tra chi ha frequentato un corso a ciclo unico, ma si mantiene comunque ben al di sopra dei livelli registrati prima della riforma del 2004, quando solo due studenti su dieci avevano l’opportunità di avere un primo contatto con il mondo del lavoro già all’università.
La percentuale più elevata di studenti che effettuano tirocini universitari si ha nei corsi che preparano all’insegnamento: tra coloro che hanno studiato Scienze della Formazione 86 su 100 hanno fatto almeno un’esperienza di stage. Li seguono a ruota coloro che hanno frequentato un corso dell’area sanitaria (85 per cento). La quota più bassa, invece, è a Giurisprudenza. Tra i futuri magistrati, avvocati e notai solo 15 su 100 riescono ad affiancare un tirocinio allo studio sui libri.
I tirocini universitari più lunghi, di durata che va oltre le 400 ore, sono svolti per lo più dagli studenti di corsi di laurea dell’area scientifica (34 per cento) e da quelli delle lauree a ciclo unico (41 per cento), mentre gli altri svolgono attività solitamente più brevi. Infine, AlmaLaurea segnala che l’84 per cento degli studenti che hanno effettuato uno stage ne ha fatto uno proposto dal proprio ateneo, mentre il 16 per cento ne ha scelto uno esterno. In entrambi i casi, però, le attività di tirocinio si sono svolte al di fuori dell’università.
