Nonostante i numerosi tentativi e gli studi anche recenti, non sarebbe possibile riprodurre le funzioni del cervello umano attraverso i computer. A sostenerlo è il professor Miguel Nicolelis, uno dei più importanti neuroscienziati della Duke University della Carolina del Nord, secondo il quale saremo noi ad assimilare (anche fisicamente) la tecnologia e non le macchine a diventare umane.
In particolare, nel mirino del professor Nicolelis finisce inoltre la teoria della “singolarità” di Ray Kurzweil, attuale capo degli ingegneri di Google. Per “singolarità”, Kurzweil intende il momento in cui l’intelligenza dell’uomo sarà superata da una artificiale; in questo modo il mondo inizierà un profondo processo di cambiamento incomprensibile per gli esseri umani, ma che questi dovranno accettare. Uno scenario che ricorda la rete informatica Skynet di Terminator, in grado di controllare e comandare su ogni cosa.
Kurzweil sta lavorando alla sua mente elettronica nei laboratori di Mountain View attraverso esplorazioni retoringegneristiche sul funzionamento del cervello. Grazie ai suoi studi, il capo degli ingegneri di Google sostiene che prima o poi sarà possibile riversare tutti i nostri pensieri in un hardware, corredato da applicazioni apposite. Ma il professor Nicolelis, autore per altro di numerosi studi sulle interfacce cervello-macchine, smonta questa tesi parlando di “aria fritta”.
La disputa tra Nicolelis e Kurzweil si basa sugli studi sull’effettiva sovrapponibilità dei funzionamenti del cervello e dei computer. Teoricamente, secondo quanto affermano diversi scienziati, le due entità sono assimilabili. In questo modo sarebbe possibile costruire un computer abbastanza potente da replicare i meccanismi e i processi che avvengono nel cervello. Si tratta, però, di semplici calcoli criticati duramente da Nicolelis che per smontarli tira in ballo, invece, la consapevolezza.
Kurzweil, infatti, si concentra in particolare sui trilioni di collegamenti neurali del nostro cervello, ma secondo Nicolelis questi sono totalmente imprevedibili, perché mutano in base a ciò che accade in quel preciso momento: “Non si può prevedere l’orientamento della Borsa – sostiene il professore – perché neanche con tutti i computer del mondo si può ricreare la coscienza“. Alla luce di ciò, anche lo Human Brain Project – di cui si è tanto parlato ultimamente e sul quale l’UE ha investito ingenti risorse – sarebbe quindi da ridimensionare in maniera sostanziale.
C’è però un punto sul quale i due scienziati concordano: la visione secondo cui la tecnologia diventerà parte integrante del nostro corpo, per il quale sono già state rese disponibili ogni tipo di protesi ed estensioni bioniche. Sarebbe quindi possibile fruire a breve di sensori in grado di funzionare in simbiosi con il nostro cervello, che sarebbero già in via di sperimentazione, capaci di aumentare la capacità dei nostri sensi e, perché no, anche donarcene di nuovi.