IIT protesta contro privatizzazione dei brevetti universitari
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Perfino l’IIT protesta contro la privatizzazione dei brevetti universitari: “Non vogliamo cambiare status”

da | Gen 2015 | News | 0 commenti

Fa discutere animatamente la norma che stabilisce la privatizzazione dei brevetti universitari. Perfino l’Istituto italiano di tecnologia (IIT), che dovrebbe essere il perno della rivoluzione, la contesta aspramente. Stando all’articolo 5 comma 3 del decreto “Fiscal compact”, l’IIT dovrebbe trasformarsi in un’agenzia incaricata di creare un sistema di commercializzazione dei brevetti di tutti gli atenei e gli enti di ricerca nostrani, ma l’istituto non vuole modificare il proprio status e il suo direttore scientifico, Roberto Cingolani, minaccia di dimettersi se il provvedimento – contro il quale peraltro si è pronunciato anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – non verrà stralciato.

“L’agenzia prevista dalla norma non esiste in nessun ordinamento al mondo che io sappia e comunque non è la nostra mission. Sono un ricercatore come lo sono tutti coloro che lavorano per l’istituto. Se la norma dovesse passare ce ne andremo a casa, non siamo le persone adatte”, attacca Cingolani. Il quale non era stato informato dell’inserimento della norma nel decreto del governo Renzi che dà attuazione alla delega fiscale. Sembra proprio che nessuno ne sapesse nulla e nessuno è d’accordo con essa. E adesso ci si chiede come sia entrata nel provvedimento dell’esecutivo, visto che al momento è impossibile rintracciarne la paternità. Così, intorno al comma che stabilisce la privatizzazione dei brevetti universitari si è creato un autentico giallo.

La trasformazione dell’IIT da centro di ricerca ad agenzia andrebbe ad intaccare la reputazione di quello che attualmente è il più importante istituto di tecnologia del paese e anche uno degli enti di maggior successo degli ultimi anni. Proprio per questo non si capisce il motivo della decisione. Che, tra l’altro, va esattamente in senso contrario rispetto alla richiesta che l’IIT aveva fatto al governo Renzi. Lungi dall’ambire a diventare il fulcro della privatizzazione dei brevetti universitari, l’ente aveva infatti chiesto che gli si concedesse la possibilità di partecipare con una quota alle start up che vedono la luce nei suoi laboratori di ricerca. Una cosa del tutto diversa dal trasformarsi in una specie di carrozzone burocratico.

Mentre le proteste montano, da Palazzo Chigi fanno sapere che ci saranno delle modifiche. Per assicurarsi che ciò avvenga, è scesa in campo con durezza anche Stefania Giannini, che in una nota ufficiale non ha risparmiato le critiche su una norma che “è incompatibile con l’autonomia sia delle Università che degli Enti pubblici di ricerca”. In tutto questo caos, rimane però ancora un importante nodo da sciogliere: chi è il responsabile e qual era l’obiettivo del blitz normativo?

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