La ricerca non sempre si occupa di temi “seri”, a volte a finire sotto la lente degli scienziati sono aspetti più insoliti e “strampalati”. Per premiare questo genere di studi sono nati i premi Ig Nobel, che nell’edizione 2014 hanno visto due riconoscimenti andare all’Italia. Per la categoria “Economia” è stato premiato l’Istat, mentre per quella “Arte” ha vinto una ricerca realizzata da un’equipe del Policlinico dell’Università di Bari
Gli Ig Nobel 2014 sono stati assegnati, come sempre, nel corso di una divertente e irriverente cerimonia, tenuta nel famoso Sander Theatre dell’Università di Harvard, alla presenza di 1.100 spettatori.
Rispetto all’anno scorso, il bottino dell’Italia è stato più consistente, ma non è detto che questo sia motivo di vanto per il nostro Paese. L’Ig Nobel 2014 per l’Economia è stato assegnato all’Istat con la seguente motivazione: “per aver preso orgogliosamente l’iniziativa di adempiere il mandato dell’Unione europea di incrementare la dimensione ufficiale delle economie nazionali degli stati membri includendo i ricavi da prostituzione, dalla vendita di droghe illegali, dal contrabbando e da tutte le altre operazioni finanziarie illecita tra partecipanti volontari”.
Il gruppo di ricerca del Policlinico dell’Università di Bari, invece, ha ricevuto l’Ig Nobel 2014 per l’Arte, per via di uno studio coordinato da Marina De Tommaso, che ha preso parte alla cerimonia di premiazione dando prova di grande autoironia. Il tema dello studio pugliese? La misurazione del dolore che si prova mentre si viene colpiti da un laser e, in contemporanea, si osserva un brutto dipinto.
Tra i dieci “riconoscimenti che prima fanno ridere e poi fanno pensare”, come recita il motto ufficiale della manifestazione creata nel 1991 dal magazine scientifico-umoristico Annals of Improbable Research, quest’anno ci sono anche uno studio giapponese sugli scivoloni causati dalle bucce di banana (premio Ig Nobel 2014 per la Fisica), uno cinese sulle persone che credono di vedere il volto di Gesù sulle fette di pancarré (premiato nella categoria “Neuroscienze”), e uno australiano che ha scoperto una maggiore propensione alla psicopatia in chi va a dormire più tardi (premio per la Psicologia).