I bimbi affetti da autismo da oggi hanno un nuovo amico: si chiama Kaspar ed è un robottino creato dall’Università di Hertfordshire, nel Regno Unito. Un aiuto concreto per i bambini e per le loro famiglie, attraverso l’interazione con il robot infatti i piccoli acquisiscono poco alla volta la capacità di esprimere le proprie emozioni e relazionarsi con gli altri. E i primi risultati della sperimentazione sono incoraggianti.
Se il bimbo autistico, ad esempio, mette le dita negli occhi o nella bocca di Kaspar, il robot finge dolore e si copre la faccia. Il bimbo fa lo stesso e poi scopre a sua volta i propri occhi e la propria bocca, toccandoli come se fosse la prima volta. “Se avesse provato a mettere le dita in un occhio al fratellino o alla mamma ci sarebbe stata una reazione immediata“, spiega Ben Robins, ricercatore di informatica che ha partecipato alla progettazione di Kaspar.
“I bambini con autismo devono continuamente avere a che fare con un feedback negativo” spiega il professor Kerstin Dautenhahn, a capo del progetto. Questo significa che vengono costantemente sgridati o criticati per quello che fanno, ma con i robot è diverso. Al momento l’università sta utilizzando diversi robot nelle scuole per insegnare ai bambini autistici competenze sociali e modalità di comunicazione, come per esempio scartare i regali di Natale e apprezzare quello che hanno ricevuto.
Questo significa anche partecipare alle attività familiari in un periodo, quello natalizio, che può essere di difficile gestione per questi bambini: troppa attività li spinge a ritirarsi in se stessi. Ma il progetto sperimentale dei ricercatori della Hertfordshire University sembra portare buoni frutti: molti piccoli autistici riescono ad esprimere la loro felicità e alcuni genitori hanno segnalato importanti miglioramenti dopo l’interazione con il robot.
Un regalo di Natale per molte famiglie, mentre l’università stessa in questi giorni è a caccia di finanziamenti e sponsorizzazioni per portare avanti la ricerca. Al momento, infatti, non è ancora provata una correlazione diretta tra i miglioramenti dei bambini e l’interazione con il robot, ma soprattutto non è dato sapere se questi cambiamenti siano permanenti. La strada da percorrere mano nella mano con Kaspar, insomma, è ancora lunga.