Certamente questo è un primo posto del quale nessuno ad Harvard andrà fiero: il prestigioso ateneo americano, da sempre abituato ad emergere nelle classifiche delle migliori università al mondo, è anche in vetta nella graduatoria dei suicidi. L’università detiene infatti il triste primato nella classifica degli atenei statunitensi per numero di studenti che si sono tolti la vita fuori o dentro il perimetro del campus. La causa, anche secondo gli stessi iscritti, è da imputarsi alle eccessive pressioni alle quali sono sottoposti e al fortissimo stress che tutto ciò comporta.
Se il record di studenti che hanno deciso di suicidarsi all’interno delle mura del college spetta alla Columbia University, un altro dei membri dell‘Ivy League (di cui fanno parte otto dei più prestigiosi ed elitari atenei del Paese), Harvard surclassa le altre università in quanto a numero totale di iscritti che hanno deciso di porre fine alla propria vita. Il tasso di suicidi dell’ateneo è di 24,4 ogni 100mila studenti, molto più alto della media nazionale. Solo nel 2012 sono stati ben tre gli studenti suicidatisi in una delle strutture del campus di Cambridge, nel Massachusetts, e moltissimi i tentativi falliti. La radice di questi gesti risiede nel profondo senso di fallimento che provano quanti non sono in grado di sopportare l’enorme stress psicologico ed emotivo derivante dall’insuccesso.
Nel corso dei suoi 376 anni di storia da Harvard sono usciti decine di Premi Nobel, numerosi presidenti degli Stati Uniti e moltissime altre figure di spicco in altri settori (basti pensare a Bill Gates). Per poter emergere – in un ateneo al quale possono accedere solo gli studenti più brillanti – e giungere al successo è necessario seguire una rigida disciplina e affrontare i pesantissimi carichi di lavoro imposti. I più fragili non riescono a reggere, schiacciati dall’ansia da prestazione e dallo stress, e quando arrivano i primi risultati negativi si fanno assalire dal senso di sconfitta e cadono in uno stato di disagio mentale che li spinge al suicidio.
A questa grave situazione l’Harvard Crimson, il giornale dell’ateneo, ha deciso di dedicare uno speciale a puntate. La prima, intitolata “College faces Mental Health Crisis” (L’università affronta una crisi di salute mentale), ha raccolto alcune testimonianze di studenti che hanno tentato il suicidio a causa dello stress generato dalla forte competizione e dal peso delle aspettative da non deludere. Si tratta di un importante segnale, se si pensa che l’atteggiamento dominante in questi ambienti così esclusivi è sempre quello di celare o minimizzare ogni accenno di debolezza, cosa che contribuisce ad aumentare il senso di disagio e isolamento dei giovani più fragili.
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