Accolta dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, dal senatore Pier Ferdinando Casini e dal responsabile dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Taffuri, è rientrata oggi in Italia la salma di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso al Cario in circostanze ancora da chiarire. L’atterraggio dell’aereo che la trasportava è avvenuto intorno alle 13,40 a Fiumicino e da lì il corpo del ventottenne friulano è stato trasportato all’Istituto di Medicina Legale della Sapienza, dove – come disposto dal pm Sergio Colaiocco della procura di Roma, che sulla vicenda ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario a carico di ignoti – è stato sottoposto a una seconda autopsia da un’equipe medica guidata da Vittorio Fineschi.
Così come era già stato rilevato dal primo esame autoptico, eseguito in Egitto, anche il secondo ha confermato la presenza sul corpo di Giulio Regeni di chiari segni di un violento pestaggio. Abrasioni e lesioni varie, soprattutto contusioni, sarebbero state riscontrate anche dal dottor Fineschi e dal suo team, mentre non ci sarebbe traccia delle bruciature di cui aveva parlato l’ambasciatore italiano al Cairo, il primo ad aver descritto lo stato del cadavere del giovane. Secondo i medici della Sapienza la morte di Giulio sarebbe dovuta a un colpo alla testa tanto forte da causare la frattura di una vertebra cervicale.
La salma di Giulio Regeni dovrebbe essere riconsegnata alla famiglia domani e i funerali del dottorando, che si terranno a Fiumicello – il suo paese di origine, in provincia di Udine – si svolgeranno all’inizio della prossima settimana.
Intanto al Cairo per ricordare Giulio Regeni si è svolto un sit-in davanti all’ambasciata italiana. A prendervi parte sono state solo alcune decine di persone, probabilmente per paura di possibili ritorsioni da parte della polizia egiziana. Tra i manifestanti anche alcuni italiani che vivono nella capitale dell’Egitto e molti sindacalisti, la categoria della quale Giulio si era occupato nei suoi studi e nei suoi articoli denunciandone la condizione e le vessazioni alle quali sono sottoposti dal governo del presidente Abd al-Fattah al-Sisi.