Non vogliono diventare “cervelli in fuga”, ma nemmeno restare inerti davanti al loro futuro che gli sfugge di mano. Per questo hanno proposto diverse forme di mobilitazione che sfoceranno in una manifestazione che si svolgerà a Roma il 9 aprile. “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta”. Con questo slogan un gruppo di giovani, singoli e rappresentanti di associazioni, hanno lanciato la proposta sfruttando soprattutto il web. “Il nostro Paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo” spiegano nel loro appello alla mobilitazione.
Si definiscono “generazione precaria” per sottolineare come la mancanza di certezze e di prospettive di stabilità sia ormai parte integrante del loro quotidiano. Contestano l’ingiustizia che regna in Italia, tra privilegi e diseguaglianze “che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse”.
Tra i promotori della mobilitazione ci sono anche rappresentanti del mondo universitario, come Francesco Vitucci, assegnista di ricerca, e membro dell’Adi, l’Associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiani. “Non siamo i migliori e non siamo migliori, ma sicuramente non siamo degli scansafatiche” dice, spiegando che quasi tutti i suoi colleghi di università sono andati all’estero più per necessità che per scelta, e che difficilmente torneranno perché pagherebbero un caro prezzo in dignità perduta.
Anche Luca Schiaffino, ricercatore del Coordinamento precari università fa parte della “squadra” del 9 aprile: in ambito accademico ha sperimentato tutti i contratti non stabili e per questo è impegnato contro il precariato in ambito accademico e invita tutti i ricercatori che sono nelle sue stesse condizioni a non essere più fantasmi.
Sono solo alcuni esempi delle realtà impegnate a vario titolo a dare rappresentanza a una generazione che anche l’ultimo Rapporto Almalaurea dipinge come “dimenticata”. Ilaria Lani, sindacalista Cgil di 33 anni, oltre a promuovere la manifestazione del 9 aprile è tra gli ideatori di una campagna dal nome eloquente, “Giovani non+disposti a tutto” . Da questa realtà è nata, tra l’altro, una mobilitazione nazionale contro lo sfruttamento degli stagisti, che – come abbiamo sottolineato più volte – sono spesso utilizzati non come persone da formare ma come “risorse da sfruttare“, miniere di ore lavoro gratuite o a prezzo stracciato da spolpare e poi rispedire al mittente.
Una realtà come Universita.it, che guarda al mondo universitario con gli occhi di chi ci entra contando di costruirci un futuro migliore per sé e per il Paese, non può non stare con questi giovani e con chi, come loro, non va via e non resta con le mani in mano, non si limita a resistere ma si impegna attivamente e “adesso” a proporre – e auspicabilmente a ottenere – un Paese che non si dimentiche dei giovani. Gandhi diceva: “Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”. Un primo passo per “essere cambiamento” è quello di manifestare il 9 aprile.
Bisogna però pensare a tutti i giovani e non solo ai laureati o ai ricercatori, che già per il fatto di aver studiato sono dei privilegiati rispetto ad altri giovani meno fortunati.Tutti i giovani tutti vanno protetti.
Hai ragione Ale, non c’è da difendere alcuni giovani ma tutti. Mi pare che la manifestazione di cui parla l’articolo abbia proprio l’obiettivo di dare voce a un’intera generazione che rischia di rimanere schiacciata da questa politica incapace. Io ci sarò!
Va bene manifestare, ma facciamo anche qualcosa di più concreto. Individuiamo un risultato auspicabile per noi giovani universitari (e non) e facciamo campagna con tutti i mezzi democratici a nostra disposizione. E non ci fermiamo finché non la spuntiamo.
Noi ci saremo
http://www.risorsedisumane.com/1519/il-nostro-tempo-e-adesso/