Il ministro dell’Università Stefania Giannini apre più di qualche spiraglio verso l’abolizione del test di ammissione a Medicina. Se il numero programmato è “sacrosanto”, secondo il ministro il sistema è però “da rivedere”. Magari virando verso il modello francese, spostando lo sbarramento al termine del primo anno di corso.
Dopo le peripezie dello scorso anno col bonus maturità, per questo 2014 è stata disposta l’anticipazione delle prove ad Aprile, ma ciò non è servito a evitare il ripetersi di disguidi, sospetti di irregolarità e ricorsi al Tar da parte dei sindacati studenteschi. Forse è giunta l’ora di ripensare per intero un sistema che ha funzionato sempre in modo non perfetto. Il ministro Stefania Giannini ne è convinta e si esprime in questi termini sul test di ammissione a Medicina: “La programmazione, col bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati, è sacrosanta. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore”.
Un modello alternativo da valutare? Quello francese, con “un primo anno aperto a tutti con sbarramento finale: se passi gli esami ti iscrivi al secondo anno, altrimenti sei fuori”, ha continuato il ministro. Un metodo che molti ritengono più equo per valutare i risultati, sulla base di un intero anno di studio con relativo piano didattico uguale per tutti gli studenti. Che sarebbe in grado di eliminare le differenze, quanto a preparazione, dovute alle provenienze da scuole superiori diverse, e anche l’ansia da prestazione per il fatidico giorno del test di ammissione a Medicina.
Dopo anni di battaglie, forse si apre uno spiraglio e l’abolizione della selezione all’ingresso non sembra più una chimera. Se non è possibile eliminare del tutto il numero chiuso, che è previsto dalle norme europee, si può comunque intervenire sul sistema per renderlo più meritocratico, superando la lotteria dei test di ammissione e dando agli studenti la possibilità di dimostrare sul campo se hanno le carte in regola per studiare Medicina oppure no.