Il lavoro dei figli? A sceglierlo sono mamma e papà
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In Italia il lavoro dei figli lo scelgono ancora mamma e papà

da | Nov 2016 | News | 0 commenti

Quando si tratta di trovare lavoro, il ruolo più importante spetta ancora ai genitori. La libertà dei figli è totale solo fino alla laurea, poi per l’inserimento professionale si attiva la rete di conoscenze di mamma e papà. A dirlo sono dati Istat riferiti al 2015 e riportati da Il Sole 24 ORE, che contraddicono le rilevazioni commissionate dal quotidiano stesso a LinkedIn, popolare social network dedicato al mondo del lavoro, circa l’influenza dei genitori sulle scelte professionali dei propri figli.

Secondo i dati raccolti da LinkedIn, infatti, le mamme e i papà italiani non farebbero più pressione sui loro figli rispetto a quanto facciano i loro omologhi stranieri con i propri. Da noi i genitori influenzano nel 41 per cento dei casi la scelta dei percorsi di studio e nel 30 per cento quella del primo lavoro (in Gran Bretagna quest’ultima percentuale è del 31 e in Spagna del 32 per cento), mentre hanno voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il futuro professionale solo nel 25 per cento dei casi (che sale al 26 per cento nei Paesi Bassi, al 27 in Gran Bretagna e al 31 in Spagna).

Insomma, i giovani del nostro paese sembrerebbero avere in mano la propria vita tanto quanto quelli di altre nazioni. Ma, a ben guardare, la situazione non è esattamente questa: secondo l’Istat, nel 41,9 per cento dei casi al momento di cercare un impiego ci si rivolge ancora alla cerchia di conoscenze dei genitori (la percentuale scende, però, al 20,7 per i laureati). In parte la causa di questo fenomeno è insita nelle caratteristiche del mercato del lavoro italiano, che soffre di alti tassi di disoccupazione e offre scarse prospettive per i giovani sia a livello di guadagni che di stabilità.

Tuttavia questa non è la sola chiave di lettura. Esiste anche un fattore psicologico, che spinge i giovani a non voler deludere le aspettative familiari al momento di cercare un lavoro. Così alcune professioni, che i papà e le mamme italiani ancora non “capiscono” (quella di attuario o di user interface designer, ad esempio), vengono prese poco in considerazione in favore di altre più tradizionali.

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