Il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha annunciato che nel prossimo anno accademico i 3.163 corsi di laurea di primo livello ed i 2.938 corsi di laurea magistrale si ridurranno del 20%.
L’obiettivo della manovra è razionalizzare la didattica e contrastare la proliferazione dei corsi che si è verificata in questi anni, disattivando i percorsi formativi “non essenziali” o con un basso numero di iscritti, qualora nella stessa Regione siano già presenti analoghi corsi di laurea.
I criteri di applicazione della riduzione saranno basati sulle possibilità di placement ed il numero di studenti iscritti ai corsi di laurea.
Il provvedimento prevede inoltre la riduzione della frammentazione degli insegnamenti presenti in ciascun corso di laurea, innalzando a 6 il numero di CFU per ciascuna materia ed individuando la quantità di insegnamenti che ogni ateneo è in grado di sostenere effettivamente, sulla base alle strutture e dei docenti di ruolo disponibili.
Gli atenei saranno provvisti di una nota di indirizzo vincolante con nuovi parametri da tenere in considerazione per l’attivazione dei corsi di studio.
Non è tanto importante il numero di crediti che vale ogni esame, bensì l’efficacia dei programmi, la validità dei corsi e che le riforme siano fatte con senso critico e visione dei reali problemi dell’università.
Beh si presume che aumentando i crediti per ogni esame, diminuisca il numero degli esami, dunque si può sperare in una preparazione maggiore. Sicuramente l’adeguatezza dei programmi e la validità dei corsi è qualcosa che sta a monte e che ahimè non è sempre garantita..
Dal mio canto posso solo commentare per cio che concerne Economia, Gestione Aziendale e Technologia; Purtroppo il distacco tra l’accademia e le problematiche di business che i “practitioners” affrontano tutti i giorni e’ abissale. Le soluzioni ci sono… e’ l’agilita’ di saperle/volerle comunicare ed ascoltare che manca.