Gli atenei italiani riceveranno il fondo di finanziamento ordinario entro il mese di luglio. La notizia – molto importante per le casse e per la programmazione delle università – è stata data dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il finanziamento comprenderà anche il “premio” per gli atenei virtuosi, quelli che si distinguono per la qualità della didattica, della ricerca e delle strutture messe a disposizione degli studenti.
La fetta di Ffo attribuita alla luce di questa valutazione sale quest’anno a 930 milioni di euro, il 13,5 per cento del totale, contro il 10 dello scorso anno (720 milioni) e il 7 per cento del 2009. Nell’assegnazione, spiega il ministro, “si terrà conto di un criterio di perequazione per quanto riguarda il Sud, misurando anche gli sforzi che le università avranno compiuto per migliorare”.
Il ministro ha spiegato che negli ultimi tre anni, da quando il Ffo è determinato anche tenendo conto del criterio meritocratico, i parametri qualitativi considerati nella valutazione del ministero sono migliorati per la metà degli atenei. Segno che il meccanismo premiale ha innescato una competizione virtuosa che fa bene al sistema accademico italiano.
Gelmimi ha anche annunciato un aumento del 20 per cento dell’importo minimo degli assegni di ricerca da 16.000 a 19.630 euro, e l’abolizione del relativo tetto. L’occasione è stata utile anche a comprendere a che punto sia l’approvazione dei provvedimenti attuativi della legge 240/2010 dopo le polemiche sui ritardi delle scorse settimane. Il ministro ha confermato di aver firmato 32 provvedimenti su 38 e che si attendono a breve i pareri degli organi consultivi.
Il discorso è poi tornato alla gestione finanziaria degli atenei e in particolare a quelli che rischiano il commissariamento per i conti in disordine. “Una extrema ratio cui ci auguriamo di non dover ricorrere” ha spiegato Mariastella Gelmini, riaprendo il capitolo dei “corsi inutili” da tagliare come misura di contenuimento delle spese.
“Abbiamo tagliato il 20% dei corsi e accorpato i settori scientifico-disciplinari e in molte regioni è stata applicata la federazione o la fusione fra atenei” ha spiegato, aggiungendo che accorgimenti di questo tipo possono concorrere a evitare il commissariamento.