La
riforma dell’università sarà approvata in via definitiva in autunno, per fine settembre, o al massimo
metà ottobre. Sono queste le scadenze che il Governo si è dato sul ddl.
A dichiararlo ufficialmente è stata oggi il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, intervenuta ai microfoni di
Radio Anch’io, rubrica d’approfondimento del Gr mattutino di Radio 1.
Il termine di
fine luglio, di cui Gelmini aveva parlato nelle scorse settimane, sarà invece relativo alla cosiddetta “
calendarizzazione” del ddl, vale a dire alla messa in agenda in Senato della riforma universitaria come priorità subito successiva alla manovra finanziaria.
Il ministro Gelmini è intervenuta nuovamente sulla questione delle
risorse. “Il problema esiste è inutile negarlo ma la questione è stata posta male” ha detto riferendosi alle critiche che l’opposizione, e anche buona parte del mondo accademico, sta muovendo nei confronti delle politiche economiche di Governo in tema di istruzione, ultima fra tutte la
mobilitazione appena indetta da docenti, ricercatori e studenti per i giorni tra il 5 e il 9 luglio.
In particolare, alla critica che l’Italia spenda meno degli altri
Paesi Ue in Scuola e Università, il ministro ha voluto rispondere che “non spendiamo meno di altri Paesi. Il problema è nel modo in cui il denaro viene utilizzato. Noi non possiamo più permetterci di spendere in maniera indistinta”.
Per questo, ha spiegato il ministro, la riforma eliminerà corsi e università “
inutili” come “scienze del cane e del gatto”. Il ministro ha portato, però, anche l’esempio di corsi come quelli in
Scienze della Comunicazione che si sono rivelati deludenti rispetto alle aspettative, per quanto riguarda il
placement nel mercato del lavoro. Sarà necessaria quindi una meticolosa attività dell’
agenzia di valutazione, ha spiegato il ministro, che entrerà in funzione tra ottobre e novembre e servirà anche a colmare il divario tra Università del Nord e del Sud Italia.
E ancora, sul
3+2 – che ha ricevuto quest’anno la
bocciatura della Corte dei Conti – Gelmini ha voluto dire che il sistema delle lauree triennali e magistrali non ha dato i frutti sperati, non tanto per quanto riguarda i tempi di laurea, ma in termini di occupabilità.
E’ un anno e mezzo che si annuncia questa riforma.
I tagli nella finanziaria 2008, che nulla hanno a che fare con una riforma, visto che sono a pioggia ed indiscriminati, e nel contesto di una manovra economica, permangono.
Non è vero che spendiamo come gli altri Paesi europei.
In investimenti nella ricerca siamo tra i più bassi di europa, 1,1 % del PIL nel 2007, ora credo dello 0,9 %. La media europea si attesta ben sopra, anche in questo, spiace dirlo, siamo come al solito fanalino di coda. Che dire poi delle norme per evitare i corsi “sul cane e il gatto”? pura demagogia. Come se fosse questo il problema. Chi ha approvato tutti i nuovi corsi di laurea, dipartimenti, facoltà, università nuove in città piccole? Il ministero, quindi il governo. Le responsabilità vanno divise tra Stato e apparato accademico. Ma una riforma a costo zero (ripetuto almeno decine di volte nel testo che lo deve essere fatto “senza oneri per lo stato”) non si è mai vista.
Che dire poi dell’organo di valutazione? la gelmina ha cancellato quello vecchio per farne uno nuovo, l’ANVUR, che è appena stato istituito. Chissà quando partirà. Chissà quando si potranno davvero distribuire i fondi in maniera meritocratica.
Il Ministro Gelmini vuol dire che per chiudere il corso di scienze del cane e del gatto c’è bisogno di una Riforma?!..