Furto al laboratorio di archeologia dell'Università di Foggia
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Furto all’Università di Foggia, statue romane trafugate dal laboratorio di archeologia

da | Ago 2011 | News | 0 commenti

Ladri ancora all’opera negli atenei del Bel Paese: dopo Genova, dove intorno a Ferragosto sono mancate alcune piante secolari dall’orto botanico universitario, è stata la volta di Foggia.

I malviventi hanno preso di mira nei giorni scorsi il laboratorio di archeologia, trafugando una serie di reperti, tra cui statuette e anfore romane. Non è la prima volta che malintenzionati si introducono nel complesso degli ex Ospedali di via Arpi, dove sono stati recentemente sottratti computer e apparecchiature fotografiche.

Con il favore dell’estate (e della chiusura per ristrutturazione), sono sparite infatti due statuette di età romana in marmo, databili tra il secondo e il terzo secolo d.C., raffiguranti Afrodite ed Eracle, un capitello in calcare del quinto secolo d.C. e una anforetta del quinto o sesto secolo d.C. e una colonnina di marmo del sesto secolo d.C. Tutti i reperti provengono dagli scavi condotti tra il 1995 e il 2005 dall’Università di Foggia e diretti dal professor Giuliano Volpe: i primi oggetti sono stati rinvenuti al sito di San Giusto, in zona Lucera, la colonnina invece è stata ritrovata nella chiesa paleocristiana di San Pietro a Canosa.

Ma non è tutto, ad essere sottratti sono stati anche ritrovamenti più recenti: sono spariti infatti corredi di sepolture romane, rinvenuti nel sito di Masseria Amendolara nel territorio di Deliceto, nel corso di scavi effettuati per conto della Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia dalla società di spin-off ArcheoLogica, alla quale manca anche un nuovissimo generatore di elettricità.

“Si tratta – commenta il rettore e archeologo Giuliano Volpe – di un ulteriore grave e preoccupante segnale dell’ormai insostenibile situazione di insicurezza e, purtroppo, anche di degrado sociale, economico e morale in cui versa la nostra città. Questo furto, ovviamente, costituisce un grave danno al patrimonio culturale e alla ricerca. I materiali sottratti, molti dei quali già oggetto di studio e pubblicazione, provengono da importanti scavi condotti nel corso degli anni dalla nostra équipe”.

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