Il dibattito per il riconoscimento del diritto al voto a distanza per studenti e lavoratori fuori sede in occasione delle elezioni non è certo cosa nuova, ma con la nuova legge elettorale, il cosiddetto ‘Italicum’, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati, le riflessioni e le considerazioni in merito sono tornate di stretta attualità. Per chiedere che anche coloro che sono lontani dalla propria residenza abbiano la possibilità di esprimere il loro voto senza essere costretti a viaggiare per raggiungere il proprio seggio elettorale, gli studenti hanno creato il comitato ‘Io voto fuori sede’ e chiedono l’approvazione di un emendamento sull’early vote.
Porta la firma del deputato di Scelta Civica Pierpaolo Vargiu, ma anche di 10 deputati del PD, e sarà votato entro la settimana alla Camera l’emendamento proposto per l’Italicum sull’early vote. Emendamento che introdurrebbe anche in Italia il voto anticipato per i cittadini in mobilità, da effettuarsi 20 giorni prima delle consultazioni presso la Prefettura del Comune dove si vuole votare, senza essere costretti a rientrare nel luogo di residenza. A beneficiare del voto anticipato a distanza, in occasione delle elezioni politiche, di quelle europee e dei referendum, sarebbe quasi un milione di cittadini, il 2 per cento del corpus elettorale.
Intanto il comitato ‘Io voto fuori sede’ ha promosso una petizione e raccolto più di 13mila firme a favore dell’introduzione del voto a distanza anticipato. “Per colmare questo scandaloso deficit di democrazia”, ha spiegato il presidente di ‘Io voto fuori sede’ Stefano La Barbera. Che ha sottolineato come la discussione sull’Italicum potrebbe essere, con l’approvazione dell’emendamento sull’early vote, “un’occasione per Renzi di dimostrare che questa è davvero #lavoltabuona, anche perché questo provvedimento riguarda soprattutto i giovani, studenti e lavoratori, che muovendosi all’interno del Paese conferiscono dinamismo e mobilità alla nostra economia. E si risparmierebbero anche i 5 milioni l’anno di rimborsi dei viaggi elettorali.”
Oltre all’early vote, gli studenti premono anche per l’introduzione del voto per corrispondenza, già largamente diffuso nel resto d’Europa. A maggior ragione perché “è garantito al personale delle forze armate, agli agenti di polizia e addirittura a professori e ricercatori universitari e cittadini italiani che vivono da decenni in paesi stranieri, ma è un diritto ancora negato agli studenti”. Una “questione di civiltà”, come la definiscono i promotori del comitato, che però non sembra potrà essere risolta nell’immediato futuro.