Ormai si tratta di un vero e proprio esodo di massa: gli studenti del Sud “fuggono” verso le università del Centro-Nord. Secondo i dati raccolti dall’Ufficio studi dell’Istituto per ricerche e attività educative (I.P.E.) quelli che lasciano il Mezzogiorno sarebbero il 20 per cento. Ben un giovane su cinque, una volta conseguito il diploma, decide di abbandonare la propria terra d’origine per iscriversi in un ateneo settentrionale. Questo – insieme alla fuga dei laureati in cerca di opportunità lavorative che al Sud è difficile trovare – sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante, che rivela l’incapacità delle regioni meridionali di attrarre studenti e creare opportunità per i propri giovani.
La fotografia che ci consegna il rapporto Migrazioni intellettuali e Mezzogiorno d’Italia. Il caso della Scuola di Alta Formazione IPE, di Serena Affuso e Gaetano Vecchione, è impietosa. Non solo le università del Sud non riescono a conquistare gli studenti locali, ma non sono nemmeno in grado di invogliare quelli del Centro-Nord a trasferirsi: sono in tutto meno del 2 per cento quelli che scelgono di fare il percorso inverso. Tutto questo condanna il Mezzogiorno a un’emorragia di cervelli che ha importanti ricadute anche a livello economico e demografico.
Il dato peggiore è quello della Calabria, con ben il 40 per cento di studenti che optano per università al di fuori della regione, seguita a ruota dalla Puglia, con un tasso di “uscita” superiore al 30 per cento. Non va meglio nemmeno in Sicilia, Sardegna e Campania. I dati che l’Ufficio studi dell’I.P.E. ha estrapolato dall’anagrafe degli studenti del MIUR mostrano una performance migliore solo da parte di Abruzzo, Molise e Basilicata. Queste tre regioni, infatti, dimostrano di attrarre un buon numero di studenti da fuori, ma l’effetto è smorzato, se non vanificato, dall’alto numero di diplomati locali che partono alla volta di atenei più a Nord.
La fuga degli studenti dal Sud al Centro-Nord fa il paio con la migrazione dei laureati. Secondo l’ultimo rapporto Svimez, il numero di coloro che abbandonano le regioni meridionali per trovare lavoro ammonta a 18mila unità annuali e, mentre le conseguenze per l’economia del Mezzogiorno sono già sotto gli occhi di tutti, da più parti ormai si paventa per il futuro anche un vero e proprio “tsunami demografico”. Per restituire una prospettiva di sviluppo a queste regioni è quindi necessario creare opportunità che riescano a scongiurare questi flussi migratori.
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Voi ritenete che il problema sia :”l’incapacità delle regioni meridionali di attrarre studenti e creare opportunità per i propri giovani” mentre il problema reale è che le università meridionali non sanno attirare i Professori che riescano a qualificare l’università stessa e gli studenti che si laureano.
Inoltre in certe università meridionali si laureano persone con diplomi presi in tarda età alle scuole private con tutte le conseguenze di immagine del caso.