Nell’epoca di Twitter e degli altri social network, dove tutto va veloce comprese le comunicazioni, l’università francese ha pensato bene di adeguarsi, chiedendo agli studenti di discutere la tesi del dottorato in tre minuti. Solamente 180 secondi per riassumere ben tre anni di lavoro. L’iniziativa parte dal Centro nazionale di ricerca (Cnrs), che ha lanciato un concorso finora inedito in cui si chiede ai dottorandi, per l’appunto, di presentare il frutto dei loro studi in un tempo così esiguo.
In realtà, l’idea di far discutere le tesi di dottorato in soli tre minuti viene dal Queensland, in Australia, dove sembra aver riscosso grande successo. Da lì, l’iniziativa è stata replicata in alcuni atenei del Quebec, in Canada: qui è stato poi proposto di allargare la pratica a tutte le università francofone attraverso una gara di “3MT”, che sta per “Three minutes thesis“. Un tempo assai ristretto, ma che – per Cécile Bézy, organizzatrice del concorso in Canada – “è un’occasione unica per i ricercatori di divulgare il loro lavoro anche ai non addetti”. Non solo. Anche un modo per acquisire tecniche di comunicazione necessarie nel settore privato o per cercare finanziamenti per nuove ricerche.
Nonostante possa apparire una proposta insolita, contraria al rigore e all’approfondimento di solito richiesti al momento della stesura di una tesi di dottorato, il governo francese ha così dato il via libera al concorso. La gara, disputata a Lione, ha visto la partecipazione volontaria di 23 università e ha previsto una lunga selezione, durata per mesi, dato il numero sopra le attese dei partecipanti. Dopodiché, i selezionati hanno discusso la propria tesi di dottorato in soli 180 secondi, ripresi dalle telecamere sul sito del Cnrs.
Tra i più numerosi, i candidati di discipline scientifiche, che poi sono quelli a incontrare maggiori difficoltà nel riassumere il loro lavoro in così poco tempo. Eppure è stato proprio uno di loro a vincere il primo premio: si tratta di Marie-Charlotte Monin, che ha presentato una tesi sul “Ruolo delle proteine lin-15A e retinoblastoma nella riprogrammazione cellulare”. Con un discorso breve ma anche spiritoso, la dottoranda è riuscita in tre minuti a far capire l’importanza di una possibile ricostruzione di cellule neuronali attraverso un particolare verme che esiste in natura. Adesso la ragazza volerà dalla Francia al Quebec per la gara mondiale.