Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenendo a un convegno sul sistema pensionistico tenutosi all’Università Bocconi di Milano l’8 ottobre, ha sostenuto l’importanza di una vita lavorativa più lunga di quella pensionistica: un’affermazione che sembra completare quella pronunciata dallo stesso Ministro alcuni giorni fa, quando la Fornero dichiarò che la laurea in sé, se non spendibile sul mercato del lavoro, resta un’inutile conquista.
“Non è piu’ pensabile – ha affermato la Fornero – che uno lavori 30 anni e ne passi 30-35 in pensione”. L’allungamento della vita impone infatti di riconsiderare sotto una diversa luce il periodo lavorativo, che deve cominciare presto e finire tardi. L’attuale riforma delle pensioni è per la Fornero una revisione resa necessaria dal fatto che l’ingresso nel mondo del lavoro è spesso posticipato a causa di studi protratti che non portano a competenze direttamente spendibili.
“Se ci si laurea male – aveva infatti detto la Fornero qualche giorno fa, in occasione del premio Optime per i 250 migliori laureati degli atenei piemontesi – si hanno competenze modeste che portano poco lontano. Meglio non inseguire un titolo per essere dottori per forza, ed avere, invece, una formazione tecnica spendibile“. In sostanza, se è vero che l’università è aperta a tutti, non è detto che si tratti sempre della scelta migliore: non solo perché può accordarsi male con le attitudini personali, ma anche perché può ritardare l’ingresso nel mondo del lavoro o non fornire le competenze necessarie per entrarvi, a differenza di una formazione più tecnica. Questioni che si riflettono, all’altra estremità del percorso, anche sul sistema pensionistico.
La Fornero non è nuova a tali dichiarazioni: già a maggio 2012, infatti, aveva affermato che “Non è detto che tutti debbano avere una laurea e magari debbano averla di malavoglia e utilizzarla anche peggio”. Una posizione complementare a quella del Ministro dell’Istruzione Profumo, il quale più volte ha difeso l’importanza della formazione universitaria purché legata al mondo del lavoro e sostenuto il valore della ricerca rivendicandone però il necessario collegamento con la realtà. Anche nel messaggio inviato in occasione del premio Optime, Profumo ha infatti ribadito che “creare un legame sempre più stretto tra atenei, centri di ricerca e mondo del lavoro e delle imprese non è più una scelta, ma un dovere”.
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