Anche gli studenti universitari si mobilitano contro la Buona Scuola del governo Renzi. Oggi, 29 aprile 2015, gli atenei di decine di città italiane sono stati teatro di flash mob organizzati dall’Unione degli universitari (UDU) per dire no al progetto di riforma dell’istruzione voluto dal presidente del Consiglio e dal ministro Stefania Giannini. Ma per il governo è solo un assaggio di quello che verrà. La protesta, infatti, culminerà martedì 5 maggio, quando il mondo della scuola sciopererà compatto – per la prima volta dopo sette anni – per protestare contro le norme contenute nel decreto dell’esecutivo.
Ai professori che incroceranno le braccia si uniranno anche gli universitari, che già oggi hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della Buona Scuola attraverso i flash mob che hanno coinvolto, tra le altre, città come Roma, Messina, Pavia, Napoli e Torino. L’adesione dell’associazione studentesca allo sciopero del 5 maggio prossimo è dettata dalla non condivisione del metodo adottato dal governo per la formazione del decreto. Gli studenti accusano Renzi e la Giannini di non aver voluto ascoltare le voci che venivano dal basso e parlavano dei problemi del mondo della scuola. E annunciano che, se il governo intende seguire la stessa strada anche per l’annunciata riforma dell’università, “quella del 5 maggio sarà solo una delle giornate di protesta”, come sottolinea il coordinatore nazionale dell’UDU Gianluca Scuccimarra.
I flash mob di oggi nelle università, insomma, sono una sorta di ammonimento, perché, prosegue Succimarra “il percorso sulla Buona Università che ha preso forma a partire dal 26 febbraio allo YouniversityLab e che doveva coinvolgere i diversi soggetti protagonisti quali gli studenti non è il percorso che ci prefiguriamo”, anche in virtù della segretezza che ha avvolto la bozza della riforma, fatta circolare solo in un gruppo ristretto di addetti ai lavori. “La Buona Università, come la Buona Scuola, rischia di risolversi in processo esclusivo e decisionista, in cui l’ascolto degli studenti e della comunità accademica è solo una finta facciata”, accusa il coordinatore dell’UDU.
Il pericolo più grande che gli universitari vogliono scongiurare è la privatizzazione dell’istruzione, perché “non possiamo permetterci di svendere la formazione del nostro futuro al miglior offerente”, conclude Succimarra.