Lo sciopero che i docenti universitari hanno annunciato per chiedere lo sblocco degli stipendi è sbagliato. Al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, non piace la forma radicale di protesta scelta da professori e ricercatori. Soprattutto perché, se si arrivasse al blocco degli esami della sessione autunnale, a farne le spese sarebbero gli studenti. Tuttavia, intervenendo a un incontro organizzato da Fidapa a Savona, il ministro ha sottolineato che la richiesta di anticipare lo sblocco degli scatti di anzianità al 1° gennaio 2015 è valutata attentamente dal governo, che si sta dando da fare per soddisfarla. “Stiamo lavorando, e mi sto impegnando in prima persona, per lo sblocco degli scatti di stipendio ai docenti universitari,” ha chiarito. Aggiungendo che “l’obiettivo non è solo individuare, nella legge di Bilancio, i punti cardine per incrementare i finanziamenti al mondo della ricerca universitaria, ma anche destinare investimenti mirati a chi opera all’interno delle università”.
Il ministro ha usato parole mirate a scongiurare la degenerazione dello scontro. Quello che più preme a Valeria Fedeli è che non si arrivi al blocco degli esami della sessione autunnale dal 28 agosto al 31 ottobre, come annunciato da oltre 5mila docenti e ricercatori di 79 atenei. La forma di protesta per la quale si è optato è, secondo il ministro, “impropria e impopolare, destinata a creare un forte malcontento tra l’opinione pubblica”. Da qui l’invito a “trovare forme differenti per manifestare il proprio dissenso” nei confronti della proroga del blocco degli stipendi fino al 1° gennaio 2016. A non essere piaciuta alla Fedeli è stata soprattutto la tempistica con la quale è stato annunciato lo sciopero: “non è chiaro come, i docenti, abbiano annunciato lo sciopero con mesi di anticipo, quando esiste un tavolo di confronto aperto. Un modo di operare che non condivido,” ha detto senza mezzi termini.
Discorso sugli stipendi dei docenti a parte, il ministro ha criticato la scelta di alcuni atenei di ampliare a dismisura il numero di percorsi di studio ad accesso programmato. “Non ha senso investire negli atenei, ampliando il più possibile il concetto di formazione continua,” ha spiegato, “quando alcune facoltà sono a numero chiuso. Sono atteggiamenti contraddittori”. Impossibile, però, al momento stabilire se ciò significhi che esiste una volontà di rivedere il sistema del numero chiuso.
Quel che è certo, è che saranno modificati i criteri secondo i quali ripartire la quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) che, ha detto la Fedeli, “dovranno tenere maggiormente conto dell’impegno verso la digitalizzazione e la sostenibilità energetica e ambientale”.
Lo sciopero sbagliato? Un tavolo di confronto aperto? E come mai non dà risultati dopo anni e anni di richieste e di lettere educate, collaborative e comprensive?
Essendo il ministro (sono contrario all’uso della lingua Orwelliana) una sindacalista gli chiedo di fare esempi di scioperi che non hanno effetti sulle utenze. Qui l’uso di doppie misure ha superato ogni limite.