Un percorso più snello per mettere più presto “al lavoro” i laureati in medicina abbreviando il loro iter formativo. Con questo obiettivo i ministeri dell’Università e della Salute hanno messo a punto una serie di “aggiustamenti” al percorso di studi pre e post-laurea presentati alla stampa pochi giorni fa. Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, e il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, hanno ribadito che l’obiettivo dei provvedimenti è rafforzare la qualità della formazione specialistica post laurea, offrire maggiori spazi di formazione sul campo agli specializzandi ed evitare “tempi morti”.
Con queste modifiche, hanno spiegato i due ministri, i tempi della formazione si adeguano agli standard europei e si avvicinano a modelli di eccellenza come quello anglosassone. Come aveva già anticipato poche settimane fa, Gelmini si è detta certa che il nuovo regime sarà in grado di coniugare il potenziamento della qualità con il risparmio di tempo da parte degli studenti.
Sul fronte della formazione degli specializzandi la prima delle novità introdotte dai due dicasteri: la scuola di specializzazione dura infatti un anno in meno, scendendo a 5 per l’area chirurgica e 4 per le specialità mediche passando in alcuni casi anche a 3. Prosegue poi la valutazione delle scuole di specializzazione più virtuose dal punto di vista scientifico: negli ultimi tre anni si sono ridotte di circa 700 unità passando a 1.100. In questo modo gli specializzandi potranno partecipare all’attività professionale già nel corso degli studi, con i primi due anni di formazione teorica e i restanti due o tre di lavoro sul campo.
Per di più, previo via libera dell’Europa, l’ultimo anno di specializzazione potrà coincidere con il dottorato, sempre per favorire un più veloce accesso al mondo del lavoro. Si confermano i sei anni di durata per il percorso che porta alla laurea: unico “sconto” in questo caso i tre mesi per il tirocinio valutativo, che vengono inglobati nei sei anni. Non poco se si pensa che a volte, discussa la tesi, il neolaureato si trova a dover attendere anche più di un anno per completare il tirocinio e poi partecipare al concorso di specializzazione. Anche in questo caso a valle di un confronto con l’Europa per armonizzare la legislazione, l’esame di laurea potrebbe coincidere così con l’esame di Stato e, novità di non poco conto, quella in medicina diventerebbe una laurea abilitante.
Il provvedimento messo a punto dai due ministeri ha provveduto anche a regolamentare il periodo di transizione, consentendo agli specializzandi già iscritti la possibilità di optare per la nuova disciplina incrementando il numero di ore settimanali in cui saranno impegnati.
I calcoli del risparmio di tempo complessivo li fa il ministro Fazio, che parte dall’immatricolazione (previo test di ammissione, dato che è confermato il numero chiuso) a 19 anni con laurea a 25, esame di Stato dopo sei mesi e fine della specializzazione a 31-32 anni. “Con le nuove regole – spiega il ministro della Salute – a 27 anni si è già nel mondo del lavoro e a 29-30 si è specializzati“.