Le studentesse egiziane potranno indossare il niqab nelle università. La notizia arriva dal Tribunale amministrativo del Cairo, che ha dato il via libera al velo tradizionalmente indossato dalle donne islamiche.
La decisione del Tribunale egiziano annulla il divieto precedentemente imposto dal ministro dell’insegnamento superiore Hani Hilal, che riguardava l’utilizzo dell’accessorio in sede d’esame e nelle facoltà universitarie.
La motivazione fornita dal Tribunale, in merito alla decisione finale, è stata quella che il divieto imposto dal Ministro è anticostituzionale. Indossare il tradizionale velo islamico, ha spiegato il Tribunale, significa essere liberi di esprimere la propria fede religiosa, uno dei principi base della Costituzione egiziana.
Intanto il ministro Hani Helal, venuto a Roma per la chiusura dell’anno della Scienza Italia-Egitto, ha fatto sapere alla stampa che userà tutti gli strumenti legislativi necessari a contrastare la decisione del tribunale. Secondo il ministro il velo è una questione privata che non può minacciare la sicurezza di ambienti pubblici come le aule e i dormitori universitari.
Il dibattito sul niqab nelle università si era fatto più acceso soprattutto nei mesi scorsi, quando due università egiziane – l’Università del Cairo e l’Università di Ain Shams – si erano impegnate a far rispettare il divieto ministeriale. A questi provvedimenti erano seguite le proteste di alcune studentesse che avevano poi annunciato di voler fare ricorso agli atenei.
Non è la prima volta che il rispetto delle tradizioni culturali più radicali, come è quella del volto coperto diffusa in tutto il mondo islamico, entri in conflitto con i principi delle democrazie moderne basate sulla riconoscibilità dei cittadini nei luoghi pubblici e sulla sicurezza. Del resto, il niqab, come il burqa, è uno degli indumenti più integrali di copertura del corpo, perché lascia visibili solo gli occhi.
Tuttavia, in un’ottica di integrazione, ci sono episodi in cui le istituzioni dei Paesi anche avanzati si dichiarano tolleranti a tali forme di espressione religiosa o culturale. E questo succede anche nelle università. È il caso, ad esempio, della decisione presa a ottobre scorso dalla Cambridge University di cambiare il “dress code” e consentire alle studentesse islamiche di indossare il burqa durante la cerimonia di laurea.