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Anche i docenti universitari scendono in campo contro il ddl scuola del governo Renzi

da | Giu 2015 | News | 0 commenti

Non solo insegnanti, adesso contro il ddl scuola del governo Renzi – l’ormai famigerata “Buona Scuola” – scendono in campo anche i docenti universitari. In ottanta, infatti, hanno risposto all’appello lanciato da Vivalascuola, rilasciando una dichiarazione di cinque righe nella quale contestando il merito del disegno di legge che intende riformare il settore dell’istruzione primaria e secondaria nel nostro Paese.

 

Diventa sempre più accidentato il cammino del ddl scuola, che – superato l’esame della Camera, dove il governo può contare su una maggioranza solida – si appresta adesso ad affrontare la prova del Senato. A Palazzo Madama i numeri per un’approvazione senza patemi i non ci sono, specie se si considera la contrarietà della minoranza del Partito democratico al disegno di legge, tanto che il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella direzione del PD dello scorso lunedì ha annunciato un’inedita apertura a modifiche sui punti più contestati, in particolare sul ruolo dei presidi, per evitare che qualcuno possa sfilarsi e che il governo possa andare sotto in aula.

Nel frattempo gli insegnanti continuano a protestare in diverse forme, che vanno dai sit-in al blocco degli scrutini, e adesso possono contare anche sul sostegno di un discreto numero di docenti universitari, fatto del tutto nuovo nel nostro Paese, dove tra mondo della scuola e mondo accademico è esistita sempre una sorta di frattura. Questo, però, non è il solo fatto nuovo scaturito dalla protesta relativa al ddl scuola, che dopo quasi un decennio era già riuscito a ricompattare il fronte sindacale, unito nello sciopero dello scorso 5 maggio.

Lo scontro frontale tra insegnanti e governo sul ddl scuola sta diventano sempre più difficile da gestire per Renzi, che sulla “Buona Scuola” ci aveva, per usare un’espressione a lui cara “messo la faccia” e adesso potrebbe essere costretto a fare più di un passo indietro. Mentre il blocco contrario al disegno di legge si allarga e diventa sempre più autorevole, infatti, il presidente del Consiglio deve fare i conti anche con il calo dei consensi testimoniato dai risultati ottenuti alle elezioni regionali. E, per una volta, potrebbe dover rinunciare ad “asfaltare” gli oppositori.

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