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Decreto Università Telematiche, il parere di Monari (AteneiOnline)

da | Set 2024 | News | 0 commenti

 Il Consiglio Universitario Nazionale e Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) hanno lavorato a un nuovo decreto ministeriale, non ancora pubblicato, che dovrebbe introdurre cambiamenti significativi per le università online. Tra le possibili novità troviamo:

  1. Lezioni in diretta: almeno il 40% delle lezioni dovrà essere in diretta.
  2. Esami in presenza: gli esami dovranno essere sostenuti esclusivamente in presenza, eliminando così quelli online.
  3. Corsi “in presenza”: solo i corsi effettivamente svolti in presenza saranno accreditati come tali.

La nuova legge nasce probabilmente con l’intento di trovare un equilibrio tra università telematiche e tradizionali. Ma per quanto sia giusta e auspicabile una migliore regolamentazione del settore, le novità previste dal decreto non aiuteranno il mondo dell’istruzione universitaria nella sua interezza”. A commentare il decreto e a fare il punto sulla situazione delle università telematiche è Matteo Monari, fondatore di AteneiOnlineservizio di orientamento didattico post-diploma a distanza.

Le regole per le università telematiche

Il mondo dell’istruzione ha subìto notevoli cambiamenti a causa della pandemia di Covid-19, che ha imposto il distanziamento sociale e modifiche significative nel settore educativo. In questo contesto le università telematiche – che non sono una realtà nuova in Italia – hanno visto una crescita significativa, suscitando dibattiti e polemiche legati principalmente alla paura che potessero abbassare la qualità dell’istruzione. Anche prima della pandemia, gli esami delle università telematiche dovevano essere svolti in presenza, facilitati dalla presenza di numerose sedi distribuite in tutta Italia: post Covid, però, la maggior parte delle università telematiche ha continuato a offrire esami da remoto, per semplificare l’accesso agli studenti e abbattere ulteriormente le distanze.

Normare l’istruzione online è essenziale per garantire qualità e accessibilità. Tuttavia – sottolinea Matteo Monari – la normativa dovrebbe concentrarsi sulla creazione di standard di qualità per i contenuti dei corsi, sull’assegnazione di crediti accademici, sulle modalità di valutazione degli studenti e soprattutto garantire che ad operare nel settore siano esclusivamente gli aventi diritto – cioè le 11 università telematiche riconosciute dal MUR. È cruciale anche affrontare temi come la protezione dei dati e l’accessibilità delle piattaforme utilizzate, assicurando che tutti gli studenti possano accedere alle opportunità di formazione a distanza. In questo modo, l’Italia potrebbe allinearsi ai principali Paesi europei in materia di formazione universitaria a distanza”.

Università telematiche e Università in presenza

“La normativa tenta di mantenere vivo il concetto di ‘presenza’ in tempo reale, che tuttavia non si adatta alla natura delle università telematiche. È fondamentale comprendere che le modalità didattiche delle università telematiche e di quelle tradizionali non sono e non possono essere le medesime, non in termini di qualità della formazione offerta, ma per la natura stessa della modalità di accesso all’istruzione e del conseguente approccio didattico e valutativo. La possibilità di accedere alle lezioni in maniera asincrona è uno dei principali vantaggi dell’e-Learning che nel tempo ha contribuito al successo delle università telematiche, specialmente per coloro che, per motivi lavorativi o familiari, non possono seguire lezioni dal vivo. Lo stesso vale per l’obbligo di sostenere gli esami in presenza”.

La natura delle Università telematiche è l’attività dello studente

L’università telematica – spiega Monari – ha da sempre messo al centro della propria attività lo studente, diversamente dalle università tradizionali che sono incentrate sull’Ateneo, inteso sia come corpo accademico che come sede fisica e presidio territoriale. Lo dimostra il fatto che nelle università telematiche l’intero sistema didattico sia progettato per essere flessibile e adattarsi alle esigenze individuali degli studenti, che possono seguire lezioni e sostenere esami in modalità asincrona, conciliando studio e vita personale, e avere un accesso continuo e immediato a risorse didattiche, tutor e docenti. Al contrario, le università tradizionali sono spesso focalizzate sulla struttura dell’Ateneo, inteso sia come ente che come struttura fisica inserita in un determinato contesto territoriale, e sul corpo accademico.

La didattica in presenza richiede la partecipazione fisica degli studenti, vincolandoli a orari e luoghi specifici nei quali l’Ateneo fisico ha il beneficio di integrarsi. Questo modello favorisce l’interazione diretta, la formazione di comunità accademiche fisiche e una maggiore integrazione tra Ateneo e tessuto sociale ed economico del territorio, ma può risultare meno accessibile per chi ha difficoltà a frequentare regolarmente le lezioni in sede. Inoltre, l’organizzazione accademica tradizionale tende necessariamente a essere meno flessibile, con orari di ricevimento limitati e risorse didattiche accessibili solo in determinati momenti”.

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