Il decreto scuola passa alla Camera, ma spariscono i fondi destinati a premiare gli atenei più meritevoli. Tutta colpa di un cavillo tecnico. Le risorse erano già disponibili presso il Ministero delle Finanze, ma si tratta di somme che devono essere destinate agli investimenti e non è stato possibile trovare un escamotage contabile per dirottarle, invece, sul fondo per l’Università.
“Abbiamo invano cercato una soluzione contabile che ci permettesse di usare quei fondi, che altrimenti rischiamo di perdere. Ma non è stato possibile”, ha spiegato Manuela Ghizzoni, deputata del PD e relatrice del provvedimento alla Camera (dopo le dimissioni dell’On. Giancarlo Galan, del PdL). Così sfumano i 41 milioni di euro che avrebbero dovuto rimpinguare le magre finanze degli atenei che hanno ottenuto le migliori valutazioni da parte dell’ANVUR.
La notizia della cancellazione dei fondi per gli atenei più meritevoli dal decreto scuola ha creato malcontento in molti, spingendo anche il presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), Stefano Paleari, noto nel mondo accademico per il suo aplomb, a manifestare senza mezzi termini la propria amarezza. Intervistato dal Corriere della Sera, Paleari si è sfogato così: “Non possiamo morire di cavilli amministrativi”.
A non andare giù al presidente della CRUI è soprattutto il fatto che, nonostante gli atenei abbiano accettato di sottoporsi “alla valutazione della loro attività di ricerca sulla base di parametri internazionali da parte dell’ANVUR“, con la speranza che a ciò “corrispondesse una sensibilità finanziaria correlata ai risultati, non una distribuzione a pioggia”, pur essendo disponibili le risorse necessarie, non si sia riusciti a condurre in porto l’iniziativa, la quale era frutto anche di una precisa volontà politica, di valorizzazione del merito.
Lo sfumare dei fondi destinati a premiare gli atenei più meritevoli è, secondo Paleari, un vulnus per l’affermazione di una cultura della qualità e della competitività, che può instaurarsi solo a fronte di incentivi che ne promuovano la diffusione. Se non si trovano mai il modo e le risorse per premiare i meritevoli, si ottiene l’effetto contrario, trasformandola in una “cultura della punizione” che svilisce le eccellenze, ha chiosato il presidente della CRUI.