È appena stato pubblicato dal MIUR il d.m. 552 del 6 luglio 2016, che stabilisce i criteri secondo i quali sarà ripartito il Fondo di finanziamento ordinario (FFO) 2016 – il quale ammonta a poco meno di 7 miliardi di euro – e già si affacciano le prime polemiche. “Rispetto allo scorso anno lo stanziamento complessivo è diminuito di 3 milioni e 870mila euro”, tuona l’Unione degli universitari (Udu) in una nota, che sottolinea come il decreto contenga anche delle “modifiche, rispetto alla bozza di riparto fatta circolare a maggio, e su cui altri organi nazioni nazionali, come CNSU e CUN avevano espresso il proprio parere”.
L’FFO 2016 ammonta per l’esattezza a 6.919.317.619 euro. Una cifra che può apparire considerevole ai non esperti della materia, ma che in realtà va suddivisa tra tutti gli atenei statali italiani, i quali possono contare essenzialmente solo su queste risorse e sulla contribuzione studentesca per far fronte alle spese di gestione.
Per il 2016 la quota base del fondo, cioè quella da suddividere tra le varie università in proporzione al relativo “peso” della stessa, è pari a 4.725.922.155 euro, il che significa che rispetto all’anno passato l’FFO 2016 fa registrare un calo di 184.471.361 euro. Aumentano, invece, la quota premiale e anche il fondo perequativo: nel complesso si passa da 1.490.000.000 a 1.605.000.000 euro (+150 milioni).
Questo, secondo Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Udu, significa che “è confermato il rischio concreto del perpetrarsi delle solite sperequazioni tra gli atenei”. Nonostante ciò, lo stesso Dionisio ammette che con l’FFO 2016 “sotto questo punto di vista, si è fatto un minimo passo in avanti, visto che gli atenei potranno perdere fino al 2,25 per cento dei fondi rispetto all’anno precedente, mentre nella bozza il tetto era fissato al 2,5 per cento”. Sì, perché il sistema della premialità prevede che si possano ricevere più risorse, se si è considerati virtuosi, e che se ne abbiano di meno, se si ottiene un giudizio negativo.
L’Udu contesta anche l’aumento del peso del costo standard per studente: “questa voce peserà il 28 per cento della quota base, un aumento del 3 per cento rispetto allo scorso anno”. Il peso del costo standard, per la verità, nell’FFO 2016 sarebbe dovuto essere ancor più rilevante, tuttavia questo non significa – almeno secondo l’associazione studentesca – che esso non continui a penalizzare “ciecamente gli atenei con un più alto numero di studenti fuoricorso”, con il rischio che le università decidano di aumentar loro le tasse per rifarsi delle risorse perdute.
Il giudizio complessivo dell’Udu sulla ripartizione dell’FFO 2016, dunque, è negativo, in quanto essa “conferma una logica premiale punitiva alla quale non possiamo che opporci, e purtroppo permangono tutte le criticità strutturali del sistema di finanziamento degli ultimi anni”.