I dati diffusi dal MIUR parlano chiaro: in Italia le immatricolazioni all’università sono in costante calo. Nell’ultimo triennio sono stati ben 30mila in meno i diplomati che hanno scelto di proseguire gli studi e dal 2003 le matricole sono diminuite di 78mila unità. Proprio mentre l’Europa invita a investire sui giovani per la ripresa economica.
I dati del ministero confermano quanto segnalato già l’anno scorso dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e da Cineca circa la perdita di appeal dell’università. Anche l’anno accademico 2013-2014 segue la tendenza di quelli precedenti. Dai dati del MIUR emerge che il calo rispetto al 2012-2013 è del 3,4 per cento: poco più di 260mila le nuove matricole, contro le quasi 270mila di dodici mesi fa. E se nel 2010-2011 erano 290mila, il conto è presto fatto: -30mila immatricolati in un triennio. A fronte di un numero di diplomati in costante aumento.
Rispetto ai dati diffusi dal MIUR, sembrano cifre lontanissime quelle registrate nel 2003-2004: allora le matricole erano più di 338mila. Niente ha potuto la riforma dei cicli nella formula 3+2, più vicina al sistema anglosassone e a quelli degli altri Paesi UE. E niente sembra potere un’Europa che chiede all’Italia di incrementare il numero di laureati, secondo Bruxelles la vera chiave per uscire dalla crisi economica.
I motivi di un calo che in un decennio è diventato un trend costante e pesante, che sembra indicare una sempre minore fiducia di giovani e famiglie nei confronti dell’università italiana? L’incremento, anch’esso costante, delle tasse universitarie – e la parallela diminuzione dei fondi per le borse di studio – è secondo molti la prima causa del numero sempre più basso di immatricolazioni nei nostri atenei.
Complice la crisi economica, che ha messo in difficoltà tantissime famiglie italiane. Soltanto pochi giorni fa il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, ha espresso alla stampa tutta la sua preoccupazione: “ricevo tante lettere di chi non ce la fa, mail di studenti o di famiglie che mi rappresentano drammatici casi sociali”. E, secondo alcuni, complice anche il numero chiuso che interessa ormai più della metà dei corsi di studio.
Gli atenei cercano di correre ai ripari contro il calo delle immatricolazioni con iniziative che vanno dalla lotta serrata alle false dichiarazioni ISEE alla concessione di benefici economici per gli studenti meritevoli. Ma l’iniziativa dei singoli non è sufficiente e i rettori chiedono aiuto al governo: è di ieri un nuovo appello, stavolta al presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, per salvare e rilanciare il sistema universitario italiano.