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“Via i
fannulloni dall’Università”, queste le ultime
dichiarazioni del rettore della Sapienza di Roma, Luigi Frati, lo scorso 5 luglio in conferenza stampa.
Ammonizioni che però, assieme a dati e numeri forniti sui presunti fannulloni, non sono state gradite dalla comunità dei
ricercatori che hanno prontamente dato la loro “versione dei fatti”.
L’occasione è stata la seduta del Consiglio di Amministrazione della Sapienza tenutosi due giorni fa in cui Marco
Merafina, responsabile del Coordinamento nazionale ricercatori universitari e ricercatore da 15 anni, ha dichiarato la
contrarietà sua e del mondo della ricerca a questo sistema appoggiato dal Rettore che suonerebbe come un “baratto”, ovvero finanziamenti in cambio della “cacciata” delle cosiddette “mele marce” una minoranza tale che secondo Merafina non giustificherebbe dichiarazioni ufficiali nel contesto di una
protesta contro i tagli.
Soprattutto perché, ha proseguito Merafina, dando in pasto alla
stampa tali dichiarazioni si darebbe adito al pensiero talvolta diffuso che i ricercatori non svolgano un vero e proprio lavoro, ma che addirittura approfittino di fondi e risorse.
In ogni caso, la comunità dei ricercatori si trova d’accordo nell’
epurare tutta l’università dai fannulloni, così come dovrebbe essere in tutte le amministrazioni pubbliche, ma questo non deve in alcun modo inficiare il valore della ricerca pubblica
e soprattutto non deve essere collegato all’opera di finanziamento, cosa che penalizzerebbe non solo il famoso
10%, ma tutto il sistema.