Con l’autunno ritorna il tempo delle mobilitazioni degli studenti. Il primo appuntamento della stagione è fissato per il 10 ottobre 2014, giorno nel quale è stata convocata una manifestazione di protesta contro la riforma della scuola che ha in mente il governo Renzi. Perché il piano “La buona scuola” sembra non entusiasmare affatto chi tra i banchi si siede ogni giorno.
Gli studenti che scenderanno in piazza per la manifestazione del 10 ottobre 2014 contestano in particolare alcuni punti della riforma. Quello che sicuramente piace meno ai giovani, e non solo, è quello relativo alla valutazione. Secondo il piano “La buona scuola”, in nome della sempre invocata meritocrazia, si dovranno premiare i migliori docenti, gli alunni più brillanti e le scuole più efficienti, penalizzando al contempo quelli peggiori. Un sistema, sostengono le associazioni studentesche, che non risolve il problema della dispersione scolastica – anzi, lo acuisce – e che nulla fa per dare a tutti le medesime opportunità formative. Inoltre, la riforma del governo Renzi darebbe un eccessivo potere ai presidi, ai quali spetterebbe il compito di decidere quali sono i docenti meritevoli di ricevere uno stipendio più alto e quali no.
Secondo i promotori della manifestazione del 10 ottobre 2014, i problemi veri della scuola non sono questi, bensì la mancanza cronica di risorse e di una visione che consideri l’istruzione una vera ricchezza e un investimento sul futuro del Paese. Questioni che, accusa l’Unione degli studenti (UDS), sono del tutto assenti nel piano dell’esecutivo. “La Buona Scuola che ci propone il governo non è quella che vogliono gli studenti. Diritto allo studio, didattica veramente innovativa, riforma dei cicli, innalzamento dell’obbligo scolastico, rappresentanza degli studenti negli organi collegiali scolastici, riforma dell’alternanza scuola-lavoro che non sia solo un precoce inserimento nel mondo del lavoro: dove sono tutte queste cose?”, sottolinea l’associazione.
Ad essere particolarmente contestata è soprattutto l’assenza di risorse per sostenere il diritto allo studio. “Siamo stanchi di promesse e di interventi minimi che non cambiano le condizioni materiali degli studenti che devono far fronte a costi sempre più esosi per poter studiare”, afferma l’UDS, che accusa la politica in generale di puntare all’instaurazione di un “modello sociale ed economico fondato sulla precarietà, sulle basse competenze e sui salari da fame”, visto che le ristrettezze economiche costringono un numero sempre maggiore di giovani ad abbandonare i percorsi formativi.
La manifestazione degli studenti del prossimo 10 ottobre vuole, invece, evidenziare che sono proprio i giovani – con la loro creatività e il loro entusiasmo – la forza propulsiva del Paese e che, per questo, vanno ascoltati ed aiutati ad esprimere al meglio le proprie potenzialità, attraverso una “scuola veramente inclusiva, che educhi al pensiero critico e al piacere del conoscere ed accettare il diverso”, come sottolinea il portavoce della Rete degli studenti medi, Alberto Irone.