Grande risultato per gli studenti nella loro lotta al numero chiuso, il meccanismo istituito a livello nazionale nel 1999 per accedere alle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e alle cosiddette professioni sanitarie. Secondo un’ordinanza del Consiglio di Stato, depositata lo scorso 18 giugno, l’ammissione dei candidati non dipenderebbe dal merito, “ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun ateneo”, oltre al numero dei partecipanti. Tutti “fattori non ponderabili ex ante”.
Secondo l’ordinanza del Consiglio di Stato, il numero chiuso andrebbe a ledere ben tre articoli della nostra Costituzione: si tratta del numero 3, relativo all’uguaglianza sociale di fronte alla legge, del numero 34, riguardante il diritto allo studio e la promozione dei meritevoli, e del numero 97, che si riferisce all’organizzazione agli uffici della pubblica amministrazione, così da assicurarne l’imparzialità. Insomma, i test d’ammissione appaiono come una lotteria, alla fine dei quali viene stilata una graduatoria differente in base all’ateneo d’appartenenza, nonostante si svolgono nello stesso giorno e orario.
Tale ordinanza è il risultato di un ricorso al Tar dell’Emilia Romagna presentato da alcuni studenti, che nell’anno accademico 2007/2008 rimasero esclusi dal corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna. Nella graduatoria, infatti, si piazzarono oltre i posti in concorso. Il Tar respinse le loro richieste, così i ragazzi decisero di rivolgersi in appello al Consiglio di Stato, che invece sottolinea la mancanza di una graduatoria nazionale unica. Per conoscere le sorti del numero chiuso, si dovrà attendere adesso il pronunciamento della Corte Costituzionale, previsto per il prossimo 5 settembre.
Intanto, gli studenti esultano: “Siamo certi – dice Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari (Udu) – che il sistema dell’accesso programmato è illegittimo in quanto tale e per la illecita compressione del diritto allo studio. Siamo d’accordo con il Consiglio di Stato, oggi in Italia il sistema è dominato dal caso”. Il ministro dell’Università Francesco Profumo, invece, si mostra piuttosto tranquillo dinanzi a questi nuovi risvolti: “Non sono preoccupato. Per le scienze della vita e l’architettura – ricorda – c’è una legge europea. Poi ci sono casi in cui il numero chiuso è previsto se non ci sono strutture sufficienti nell’ateneo”.
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Faccio i miei complimenti a chi, come Michele Orezzi (coordinatore dell’UDU) porta avanti, concretamente, la battaglia per eliminare l’anticostituzionale e “antisociale” NUMERO CHIUSO che è un vero e proprio attentato alla LIBERTA’ DEL DIRITTO ALLO STUDIO. Sebbene il Miur abbia riconsiderato le regole per l’accesso al’università istituendo una graduatoria interregionale (valida per 3-4 università) per coloro che partecipano ai test, questo “zuccherino” (come pure le fantomatiche graduatorie nazionali) non serve affatto per sanare l’ingiustizia sociale che viene a creare il MURO DEL NUMERO CHIUSO che deve essere eliminato al più presto in quanto ognuno deve essere lasciato libero di scegliere l’Università e la facoltà dove andare a studiare! BASTA CON IL NUMERO CHIUSO che lede il DIRITTO ALLO STUDIO!
Proprio in questo periodo in cui il ministro Profumo sta cercando di “valorizzare” la “meritocrazia” nell’ambito scolastico, tutti gli studenti dovrebbero alzare la voce per l’attuazione dell’equità del diritto all’istruzione. Tale “diritto” deve essere “realmente” garantito a tutti, con particolare riferimento a coloro che, pur appartenendo alle fasce più “deboli” della nostra società (e dotati di buone capacità intellettive), dovrebbero essere messi nelle condizioni “ideali” per poter emergere, riconoscendo loro tutti i meriti in modo “concreto”: così si attuerebbe la “vera” meritocrazia, altro che medaglie o piccoli riconoscimenti di carattere economico che lasciano il tempo che trovano. In tale direzione va la seguente la “lettera aperta”, indirizzata al ministro della pubblica istruzione prof. Francesco Profumo, concernente la legge “antidemocratica e antisociale” relativa al NUMERO CHIUSO per l’accesso all’università. Visto che non riesco a trovare il modo per farla pervenire direttamente al ministro, confido nell’interessamento di qualche lettore “simpatizzante” sulla battaglia CONTRO IL NUMERO CHIUSO, in modo da portare tale problematica (di grande valenza sul piano sociale) sull’onda dell’opinione pubblica con la speranza (magari!) che qualche politico faccia giungere questa lettera in Parlamento, in modo che possa essere letta nel corso delle interrogazioni parlamentari o delle discussioni che si dovrebbero aprire in occasione della presentazione del pacchetto relativo al “merito” scolastico. Anche le associazioni studentesche si dovrebbero muovere e far sentire il peso delle proprie proposte nel corso del giro di consultazioni delle parti sociali (direttamente interessate) che il ministro spesso convoca. Ringrazio anticipatamente tutti coloro che vorranno contribuire alla battaglia contro il numero chiuso, nella speranza che possa essere vinta al più presto nell’interesse di tantissimi bravi giovani che, sempre più, vengono tagliati fuori, ingiustamente, da vari percorsi formativi universitari di carttere scientifico. Salvatore Nestola (Copertino – LE)
All’attenzione del Signor ministro dell’istruzione prof. Francesco Profumo
Ill.mo Signor ministro,
in qualità di padre di famiglia piuttosto preoccupato per il futuro dei propri figli, Le scrivo al fine di dar voce alla richiesta di abrogazione della legge relativa al NUMERO CHIUSO per l’accesso alle varie università scientifiche (vds. medicina, scienze infermieristiche ecc…).Mi ha fatto molto piacere ascoltare le Sue dichiarazioni all’atto dell’insediamento nel nuovo governo: “Voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo” e proprio per questo mi rivolgo direttamente a Lei per esporLe questo problema molto sentito dalle famiglie e dagli studenti.
Sono venuto a conoscenza che, nell’ambito di un giro di consultazioni delle varie parti sociali al fine capire quali siano le reali problematiche più sentite dal mondo della scuola, Lei ha ricevuto alcune componenti rappresentative delle famiglie e degli studenti. Dalla relativa nota diffusa dal Miur in merito a quanto emerso dai relativi incontri non mi risulta sia stato posto in evidenza il serio problema del NUMERO CHIUSO così importante sul piano sociale per il futuro dei nostri figli.
E’ incredibile constatare come le masse studentesche spesso si siano mobilitate per i motivi più disparati (tutti condivisibili, per carità!) quali la Riforma scolastica (ormai già in atto, nelle superiori, dal precedente anno scolastico), i tagli alle spese nel settore dell’istruzione, le strutture scolastiche fatiscenti ecc.., trascurando un interesse, a mio avviso importantissimo, quale la salvaguardia reale del “DIRITTO ALLO STUDIO” (sancito dalla nostra Carta Costituzionale) che progressivamente risulta essere sempre più scardinato. Tutti “dovrebbero” avere libero accesso alla scuola! Infatti l’art. 34 della Costituzione così recita: “La scuola è aperta a tutti (…) I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Ma in realtà, oggi, tale principio sembra non sussistere nell’ambito dei piani più alti dell’Istruzione, quale quella universitaria, dove, essendo stati inseriti man mano vari contingenti (con l’introduzione del NUMERO CHIUSO IN ACCESSO!) nei più disparati corsi di laurea, di fatto sono state precluse le possibilità di prosieguo negli studi universitari per tanti giovani studenti seriamente impegnati, capaci e meritevoli, che avevano iniziato, con la scelta dell’indirizzo di studi superiori, a costruire le basi culturali per un progetto di vita professionale. Ma “All’apparir del vero tu, misera, cadesti” scriveva Giacomo Leopardi e, così, per un banalissimo test spesso son venuti a crollare tutti quei sogni che tantissimi giovani avevano coltivato con passione fino a quel momento. Immagini lo sconforto, la delusione e la comprensibile rabbia di tanti giovani che in un batter d’occhio si son visti fuori da un percorso formativo tanto ambìto. E’ alquanto umiliante per uno/a studente/ssa diplomatosi con voti alti vedersi negato l’accesso a un determinato corso di laurea (da sempre considerato consono alle proprie capacità e potenzialità) per non aver superato il test d’ingresso (dove magari sono state inseriti quesiti “strani” che lasciano pensare ad una pianificazione a monte di tipo clientelare!) ed è soprattutto mortificante constatare come qualche altro ragazzo (magari compagno di classe figlio di … che ha sempre dimostrato scarso impegno nello studio e nelle varie attività scolastiche e che con un calcio “SPINTO” sia riuscito a terminare il percorso superiore) abbia superato quella barriera all’ingresso e magari frequenti qualche facoltà scientifica (vds. medicina, scienze infermieristiche, terapia della riabilitazione ecc…) che assicura il posto di lavoro futuro. Risulta naturale domandarsi dov’è finita la giustizia meritocratica! COSA SI NASCONDE DIETRO AL NUMERO CHIUSO? Non sarebbe meglio applicare nel percorso di studi universitari dei filtri “in itinere” piuttosto che “in entrata”? Magari si potrebbe DARE LA POSSIBILITA’ A TUTTI di SCEGLIERE IN PIENA LIBERTA’ IL CORSO DI LAUREA a cui iscriversi e poi, durante il percorso degli stessi, attuare dei meccanismi (ad esempio facendo leva sul numero minimo di crediti da acquisire ogni anno per poter restare nell’ambito dello stesso corso di laurea) tali da premiare di fatto i meritevoli e dirottare gli altri verso altre tipologie di facoltà (sempre riconoscendo loro gli esami già sostenuti sebbene non ritenuti sufficienti per poter restare in quel determinato corso di studi).
Sarebbe opportuno che gli studenti delle scuole superiori non si facessero strumentalizzare da ristretti gruppi portatori di egoistici interessi (vds. interessi politici o, come nello scorso anno, interessi di una ristretta cerchia sociale universitaria).
Ancora oggi dovrebbero risuonare fortemente le seguenti parole pronunciate da Pietro Calamandrei (uno dei padri della Costituzione Italiana) nel corso di un Congresso nel lontano 1950: “La scuola, ORGANO CENTRALE DI DEMOCRAZIA, serve [tra l’altro] alla formazione della classe dirigente [a tutti i livelli!] [che] deve essere sempre aperta e sempre rinnovata DALL’AFFLUENZA VERSO L’ALTO DEGLI ELEMENTI MIGLIORI DI TUTTE LE CLASSI, DI TUTTE LE CATEGORIE.”
Visto che il governo “MONTI” sta seriamente considerando le LIBERALIZZAZIONI di quelle professioni e attività che da anni sono state prerogativa assoluta nelle mani di ristrette CASTE SOCIALI (vds. farmacie, attività notarili, ecc.), spero che Lei, Signor ministro, si ricordi di considerare nei giusti termini anche la LIBERALIZZAZIONE del DIRITTO ALLO STUDIO. Ciò potrebbe costituire un importante passo, come Lei ha detto, “… per dare certezze ai giovani, per consentire a tutti i cittadini di assecondare il proprio talento e le proprie ambizioni”. Oltretutto, quanto esposto, rientrerebbe “a pieno titolo” tra gli strumenti “reali e concreti” che Lei sta cercando di attuare per dare il giusto riconoscimento agli studenti “meritevoli”.
Confidando nella Sua sensibilità e serietà, spero che Lei tenga conto, nell’imminente futuro e nelle apposite sedi, della mia richiesta che, credo, rispecchi quella della maggioranza degli italiani che hanno a cuore il futuro dei propri figli.
RingraziandoLa anticipatamente, Ossequiosamente La saluto.
Salvatore Nestola