Torna alla ribalta la questione dei concorsi truccati, stavolta per un’indagine che avrebbe portato alla luce delle pressioni sul Miur nel periodo di reggenza di Mariastella Gelmini. Obiettivo dei docenti indagati dalla procura di Bari sarebbe stato quello di influenzare il dicastero affinché la riforma non modificasse le modalità con cui si nominano le commissioni esaminatrici per i concorsi.
Le nuove risultanza dell’indagine condotta dai pubblici ministeri Nitti e Pirrelli sono contenute in un’informativa della Guardia di Finanza che riporta intercettazioni confermanti le pressioni sul ministro Gelmini e i membri del suo staff. Non deve essere andata giù, quindi, ai professori indagati la decisione, contenuta appunto della riforma dell’università, di affidare a un sorteggio la nomina dei commissari nei concorsi per docenti e ricercatori.
Le persone finite nel mirino degli inquirenti per le presunte pressioni erano già indagate proprio per il sospetto che avessero messo in piedi dei concorsi truccati per assegnare posti da docente o borse di ricerca in materie giuridiche. Le indagini in questione sono iniziate nel 2006 e coinvolgono 22 professori di 11 città: i reati ipotizzati dalla procura di Bari sono l’associazione per delinquere finalizzata a corruzione, l’abuso d’ufficio e il falso ideologico.
Le condotte relative alle presunte pressioni esercitate sul ministero guidato da Gelmini sono state individuate dagli inquirenti attraverso le intercettazioni telefoniche fatte ai docenti ignari tra il 2008 e il 2011. I prof avrebbero anche osteggiato un’altra norma della riforma approvata a fine 2010, quella che regolamenta le incompatibilità e vieta i conflitti di interesse e l’assunzione di parenti all’interno degli atenei.
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